Il vino: storie di uomini. di terreni, di vitigni e di vigneti - page 30

Ci ho messo purtroppo del tempo ad accettare il suo invito a una
nuova visita in azienda. E ora che son passato, grazie all’insistenza
del suo factotumRaffaele, eccomi a raccontare di quei suoi vini che
sanno di pepe e di tradizione. Del pepe dirò dopo. Per la tradizione,
dico che fa specie che a fare rossi valpolicellasi della classicità sia
unadonnaoriginaria di Bogotàe cresciuta negli States.
Il pepe. Ecco: l’ho trovato una specie di costante, di filo conduttore
dei quattro vini di Villa Monteleone: il Valpo base, il Ripasso,
l’Amarone, il Recioto. Tutti profumatamente pepati, piccantemente
pepati, intrigantemente pepati. Vuoi vedere che c’entra il terroir?
Parola grossa, il terroir, da questeparti: eppure…
Che dite?Che possono essere artifici di cantina?Direi di no: mi fido
del consulente di VillaMonteleone, quel FedericoGiotto che ritengo
– l’ho già scritto – un genietto. Qui, a mio parere, c’entrano proprio
l’uva e la terra. E la volontà di donna Lucia di lasciar da parte le
seduzioni modaiole. “Il mio desiderio – mi dice col suo accento
latino-americano – è di fare vini molto tradizionali. Non mi piace
l’idea della globalizzazione dei vini. So che sarebbe quello che
desidera il mercato, ma prima o poi il pendolo tornerà verso la
tipicità. Produco solo 30-35 mila bottiglie, e non posso credere che
in giro per il mondo non ci siano 30 mila persone che la pensano
comeme”. Parole sante.
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