Page 6 - januapress

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L’aria era umida, la pioggia fitta.
Sul fuoristrada gli ammortizzatori cercavano di fare il loro dovere,
senza grande successo.
Finita la breve salita, davanti a noi apparve un bosco: folto, maestoso,
con grandi pini che, sulla destra della strada sterrata, si ergevano uniti.
Gruppo centenario che osservava incuriosito il nostro passaggio.
Sulla nostra sinistra invece un grande, bellissimo pino si elevava
solitario, quasi a fare da vedetta a difesa del rudere che s'intravedeva
dietro di lui.
Faceva, infatti, “occhiolino” un tenero, decadente, portone secolare
azzurro, in legno, che si ergeva ancora orgoglioso sui suoi cardini
arrugginiti.
Scesi dal fuoristrada, la pioggia ci aggredì; era, quella pioggia, fredda
e ….noiosa.
Un po’ indispettiti, facemmo spaziare lo sguardo intorno a noi.
Eravamo al centro di una valle, circondati dalle splendide falesie
finalesi e dalle verdi colline sulle quali s’intravedevano le sagome dei
paesini dell’entroterra, con le loro forme, confuse, tra le gocce di
pioggia.
Fra esse, però, si stagliavano fiere e nette le ombre degli immancabili
campanili liguri, che trasformavano l’immagine in un presepe.
Dritto davanti a noi, fra le alte querce s'intravedeva un borgo
medioevale, un piccolo gioiello che faceva trapelare nel grigiore della
giornata, i classici colori liguri: il giallino e il rosa Portofino.
L’umore del tempo, invece, si fondeva con lo scuro delle sue pietre
antiche.
Quel borgo, a sua volta, precedeva in profondità le belle pareti di
roccia che si offrono, durante l’anno, agli scalatori di tutta Europa e
che circondando l’intera valle, s’incontrano all’apice, toccandosi con le
loro punte, come scarpe di ballerina.
Fu amore a prima vista, per Andrea e per me.
Non credo fossimo preparati a tanta bellezza, alle emozioni forti che
l’insieme seppe trasmetterci.