Anna e Vincenzo: la magia dell'amore
4 Io, giovane di belle speranze, l’andai a cercare a Milano per proporgli la mia collaborazione alla rivista; credette in me, mi lasciò fare, ebbe motivo per sgridarmi più d’una volta, diciamo per consigliarmi; io, testone, difendevo le posizioni e lui mi faceva notare che le chiusure non portavano a nulla, anzi. Il rigore, la morale, fors’anche l’utopia m’hanno accompagnato in tutta la carriera di giornalista e di scrittore, ma aveva ragione Vincenzo a consigliarmi moderatezza e benevolenza. Difatti, per anni feci fatica a pubblicare, passando per un rompi… Quando ci siamo frequentati come scrittori di gastronomia ed enologia, era un piacere incontrarlo; tutto si riempiva di positività, d’entusiasmo misurato, di competenza, di racconto vissuto, di testimonianza. Aveva sempre un sorriso per tutti e poi, nei momenti vuoti, mentre ascoltava, mentre attendeva l’arrivo di un piatto o di un vino, eccolo estrarre la penna biro e disegnare sul retro del menù piante, radici, volute intrigate, intriganti; forse da studiare. Tra le mie collezioni, posseggo molti menù disegnati da Vincenzo; il disegno gli piaceva, lo emozionava, così come i colori dei quadri che aveva appesi alle pareti di casa, da Salvatore Fiume a Domenico Purificato, a Proferio Grossi, a Ernesto Treccani. Molti a soggetto enogastronomico, con grappoli d’uva, con bottiglie di vino, con bicchieri.
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