Osservo, mi sento osservata, sei tu. E’ il ricordo del giorno in cui
trovammo la botola, quell’apertura nascosta che ci ha portato a
scoprire la vecchia cisterna dell’acqua, proprio accanto alla casa.
Ci era sembrato di scoprire un tesoro, e lo era per noi. Dopo,
abbiamo trovato anche la cantina dismessa, ancora con le
damigiane pronte per imbottigliare il vino novello di un tempo
passato, e vicino un pollaio incrostato dagli anni.
Li guardo ora, sono proprio di fronte ai miei occhi: due piccoli gioielli
di pietra che formano le altre casette seguendo la linea sinuosa del
tetto. Giro piano lo sguardo e vedo il grande forno al mio fianco, la
catasta di legna ben sistemata e pronta per essere usata : anche
questo è rinato dalle tue mani, forti e sicure; affianca un portico con
una grande trave che sostiene le tegole e i coppi di cotto.
Quanto abbiamo vagato io e te per le campagne e i dintorni, sempre
in cerca di pezzi di storia da riciclare e inserire nel nostro sogno che
andava avverandosi: architravi di pietra lisciata, vecchie grate di
ferro battuto, maniglie e inferriate, soglie e cornici.
Alzo il viso, vedo il pergolato di glicine che ripara lo spazio dove
pranzare isolati con la vista del mare. Il vento leggero mi porta il
profumo dolciastro dei fiori che ondeggiano piano, a scandire il ritmo
quieto di un tempo fermato.
Devo tornare, mi aspettano Milvia e Leonardo, i nostri bimbi giù a
casa, alla fine della strada che io invece ho percorso in salita. I miei
passi sono lenti, mi punto per contrastare il declivio, ma anche per
rallentare di più.
Dalla radura del gruppo di case rientro nella fresca penombra del
bosco, respiro la resina dei pini marittimi che svettano austeri ben
oltre il tetto degli altri alberi attorno, ascolto qualche pigna cadere,
qualche richiamo d’uccello tra le frasche posate.
Ancora pochi passi e giungo nel punto in cui so che ogni volta è
come tu mi stessi aspettando, quasi potessi toccarti.
Eccomi sono arrivata: dove la strada di sassi prende l’ultimo strappo
più ripido, hai gettato un imbocco di cemento più ruvido per
permettere alle auto di salire al villaggio.
Quel giorno, dopo quel duro lavoro, hai pensato fosse bello lasciare
un ricordo, una traccia di te, del tuo impegno, del tuo animo fiero :
hai posato le mani nella fresca gettata, lasciando due impronte.
Le guardo, mi chino, poso le mani sopra il tuo impresso ricordo. Siamo
sempre vicini.