Page 58 - januapress

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E’ il 2009, come al solito sono in ritardo sui tempi.
E’ il 1999, avevo trentun anni.
Lui cinquant’otto, neanche il tempo di compiere i suoi cinquantanove.
Rivedo la registrazione delle immagini di quel giorno: nuvole torve in cielo,
una moltitudine di persone, alcune anche famose.
Tutti lì, assiepati davanti la “Gexia de Caìgnan”.
Qualcuno mostra le bandiere: una è quella dei pochi, degli sbandati, delle voci
fuori dal coro.
L’altra a rappresentare il disimpegno.
Io dov’ero quel giorno? Mi sarò senz’altro trovata a rincorrere le mie futilità,
oppure a stramaledire il momento in cui sono nata.
Ecco, avrei voluto essere presente almeno con la testa quel giorno. Avrei
voluto sapere.
Invidio quel che fece un’amica che abitando nella zona di Carignano ed
essendo sua fervida ammiratrice, si procurò un gessetto e sulla facciata di un
portone scrisse: “Forse una lacrima, forse una sola sulla mia tomba si
spenderà. Forse un sorriso, forse uno solo dal mio ricordo germoglierà “.
Un gesto semplice e delicatamente sovversivo che, ne sono convinta, gli
avrebbe fatto piacere.
Nel presente, mi ritrovo a fagocitare informazioni, memorizzare testi,
contemplare fotografie, fantasticare con le orecchie e il cuore colmi di musica;
lieta di essere stata catturata in questo vortice.
Avrei voluto esserci quel giorno. Avrei voluto salutarlo anch’io, magari a
modo mio.
Magari, in una delle molte feritoie di solitudine meditativa e forse, evaporata
in una nuvola rossa.
In ogni caso, di lutti veri o presunti ne ho già elaborati troppi e, in fondo, non
averlo conosciuto quand’era in vita, l’ha reso ancora più immortale.
Posso darti del tu? Per me, sei vivo adesso e cammini al mio fianco.