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Correva L'anno 1807 quando il Marchese Stefano Rivarola, Presidente della
Benemerita Società economica di Chiavari, di ritorno da un viaggio a Parigi,
portò con sé alcune seggiole con l'intenzione di sottoporle all'attenzione degli
artigiani locali affinché ne facessero delle copie fedeli.
Decise quindi di affidare il compito a un giovane ebanista, Gaetano Descalzi,
dotato di grande maestria artigiana e creatività, il quale godeva di crescente
fama nella cittadina per le sue accuratissime realizzazioni.
Come ogni grande artigiano degno del nome che porta, il Descalzi non si
accontentò di copiare diligentemente il modello francese ma lo rivoluzionò
totalmente, secondo il suo personale gusto e genio creativo. Egli alleggerì in
maniera drastica la struttura della sedia e diede prova della sua profonda
conoscenza delle proprietà meccaniche del legno, distribuendo in maniera
sapiente il materiale là dove questo era chiamato a resistere alle maggiori
sollecitazioni.
Studiò un sistema d’incastri innovativo necessario a fornire alla seppur esile
struttura, la necessaria solidità; semplificò le forme, eliminò gli inutili orpelli,
sintetizzò lo stile in pochi e misurati elementi decorativi che donavano alla
seggiola un aspetto di grande eleganza e armoniosità.
Anche la seduta fu integralmente ripensata come un agile e raffinato intreccio
di sottili strisce ricavate dal salice palustre
(lo stesso utilizzato ancora oggi dai
contadini per effettuare le legature nella
coltivazione della vite), che cresceva in
abbondanza lungo le rive del fiume Entella.
Così come la corteccia di salice anche il
legno utilizzato, soprattutto faggio, ciliegio
e acero, proveniva dal fertile entroterra in
un tempo in cui tutte le attività dell'uomo
erano eco-sostenibili pur non sapendo
d'esserlo.
In poco tempo, tra le mani dell'artigiano,
prese forma un capolavoro d'arte e
d'ingegno dal peso straordinario di poco più
di un chilogrammo. Il suo nome era
Campanino, dal soprannome del creatore
che discendeva da una famiglia di
campanari e bottai.