Inutile dire che il successo della sua invenzione fu immediato e travolgente, si
narra perfino che il Campanino stesso, per provare la bontà strutturale della
sua sedia, la lasciò cadere dal secondo piano della sua abitazione e questa
rimbalzò sul selciato sottostante senza rompersi.
Non si sa quanto di vero ci sia in questo episodio tramandato oralmente fino
ai nostri giorni, tuttavia è certa e verificabile anche attualmente, la
straordinaria robustezza che raggiungono queste seggiole, grazie alla
geometria della struttura e alla sua elasticità.
Pare che la creazione gli valse anche prestigiose visite nella sua bottega, tra le
quali quella di Carlo Alberto di Savoia e Francesco I di Borbone, del Regno
delle Due Sicilie. A testimonianza del fatto restano le etichette originali delle
sue sedie ancora integre, che da un periodo imprecisato in poi riportano la
scritta “Regia bottega di Gaetano Descalzi ”.
Col passare del tempo, alla “capostipite” Campanino si affiancarono numerosi
altri modelli ad opera del Descalzi stesso ma anche dagli altri laboratori
artigiani chiavaresi che sorsero a decine, soprattutto dopo la sua morte
avvenuta nel 1855.
In breve tempo la Sedia di Chiavari divenne la principale lavorazione
artigianale della città e conobbe uno sviluppo esponenziale che la portò nelle
principali corti europee e nei palazzi nobiliari di tutto il mondo, ma anche
nelle case della gente comune perché la Chiavarina, prodotta in centinaia di
modelli differenti, presentava anche le versioni più semplici ed economiche,
adatte ad un pubblico meno abbiente.