Lo stupore si trasformava in meraviglia quando vedevo crescere i primi
frutti, le prime “verdurine”.
Ricordo quando è venuto il momento di cogliere l’insalata: lo facevo
con una delicatezza infinita, che faceva sorridere Andrea.
Era un tributo alla vita. Quel bosco era vivo. Non solo per la ricca
fauna che lo popolava, ma anche per tutti gli alberi da frutto che ivi
dimoravano: ciliegi, castagni, ulivi, susini, gli spinosi rovi con le loro
dolcissime more estive e il verde sottobosco con le sue piccole
fragoline, le viti………Le viti……quale magia.
Un giorno d’autunno, quando gli alberi ormai doravano le loro foglie,
vidi un grosso tronco che spuntava rigido e annerito, quasi bruciato,
appena al di sopra di una fascia.
Chiamai Andrea, pensando fosse un tronco secco da togliere, ma lui
avvicinandosi riconobbe, in lui, una vite.
La pulimmo, facendole spazio tutt’intorno, lasciandola finalmente
libera di respirare e godersi il calore del sole, essendo esposta a Sud.
In primavera nacquero le prime gemme, che diventarono foglie.
La potammo a tempo debito e l’anno dopo esplose, facendo i primi
grappoli d’uva.
Sembra forse ridicolo, ma non avevo mai visto un grappolo d’uva
nascere.
E’ davvero una magia che ricorre ogni anno; adesso quando bevo un
bicchiere di vino, so quale fantasioso arcano la natura utilizza per
permettere a noi tale delizia e visualizzo quel primo, piccolissimo
grappolo d’uva appena nato e penso alla delicata strada che dovrà
percorrere.
Quella vite a oggi, nel periodo estivo, corre lungo una buona parte del
muro a secco sul quale è appoggiata, e ne ricopre circa la metà in
altezza.
Grazie ad Andrea e al Petit ho scoperto un nuovo mondo, che in
maniera silente vive e prolifera, va in letargo, per poi ricominciare la
sua storia. Vita che suscita emozioni continue, che si avvicendano a
ogni sguardo.