suo successore, Benedetto Fieschi Raggio, cioè un Raggio iscritto
all’”Albergo dei Fieschi” in base alle leggi doriane del 1528, inoltra al
Senato la richiesta di armare il castello con artiglierie che possano
sparare da ogni lato e proteggere anche il quartiere Stella. Sempre
in quell’anno, i nobili Giovanni Andrea Giudice e Ambrogio
Garibaldo offrono delle garanzie per l’acquisto delle artiglierie.
La costruzione del castello fu un ottimo deterrente per i corsari
perché Rapallo non subì più nessun attacco che al contrario subì
Recco nel 1557, Lavagna nel 1564 e Sori nel 1584.
Il disboscamento nel 1700
Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo nel Levante si ha un
disboscamento che comprendeva il taglio di alberi da frutto e di
olivi. Il perché del taglio di quest’ultimi è da ricercare nel ribasso del
prezzo dell’olio per cui il piccolo proprietario preferisce tagliare
queste piante per sostituirle con la coltivazione del mais. Il francese
de Noble così scriveva nel 1685 sulla Riviera Ligure di Levante:
“Les hommes du coté du Couchant sont plus riches et moins
guerriers et ceux du coté du Levant plus pauvres, mais plus
soldats…”
Per quanto riguarda l’ambiente del Capitaneato, le cronache
dell’epoca c’informano che il 26 maggio 1750, Genova ordinava al
Capitano di Rapallo che non fossero tagliati gli alberi di rovere che
ornavano il piazzale della chiesa di S. Lorenzo della Costa.Nello
stesso anno, a giugno, ci fu un’inondazione a Rapallo che allagò la
chiesa dei SS. Gervasio e Protasio danneggiando l’altare di S.
Biagio con le sue reliquie. Il 25 novembre 1750, un’altra burrasca,
provocò smottamenti lungo la “strada romana che dalle Monache va
al ponte presso la casa di Ignazio Spinola” e cioè nell’attuale via
Avenaggi che va verso il Porticciolo. Ma l’alluvione che procurò
ingenti danni fu quella del 15 agosto 1765 dove il fango e l’olio
fuoriuscito dai fondi di una casa inquinarono l’acqua del pozzo
pubblico
Alcuni anni prima, e precisamente il 24 maggio 1707
a Rapallo si
assiste all’insurrezione degli ortolani contro le nuove misure del
governo che regolano il rifornimento di fave e piselli.