Storia del MACRAME' e del TOMBOLO LIGURI - page 41

L’abbigliamento aveva un preciso ruolo nella vita sociale del tempo e costituiva un
indicatore dello stato sociale di appartenenza, neppure le leggi suntuarie promulgate
dalla repubblica riuscirono a contenere veramente gli eccessi.
La moda dell’epoca risente fortemente dell’influsso spagnolo, questo stile infatti
sopraffece le fogge di altre nazioni come le Fiandre la Francia e l’Italia, a Genova in
particola l’influsso spagnolo fu seguito con un rigore che non trova riscontro in altre
città italiane. La linea dell’abito presenta un busto che scende a punta sotto la vita
ed accompagna rigidamente il collo, addolcita dai leggiadri collari a lattuga che a
Genova venivano definiti “sciorette e boffe”. Intorno al 1600 quelli più pregiati erano
montati su intelaiature d’argento secondo lamoda spagnola, richiedevano il consumo
di altissime quantità di tessuto e di merletto ed erano molto costosi, nel 1620 è
registrato nel libro contabile di Giò Francesco Brignole, l’acquisto di 46 palmi, più di
11metri, di “lavor ponentino” (denominazione locale di un tipo di un pizzo) per 290
lire genovesi.
La ritrattistica di questo periodo, a Genova in particolare grazie alla permanenza del
Van Dyck (1621-1627), oltre alla possibilità di consultare archivi pubblici e privati ci
ha consentito lo studio dell’abbigliamento che come abbiamo già detto faceva largo
uso di merletti.
L’immagine a destra ci mostra un
ritratto di gentildonna genovese di
Guilliam van Deynen visibile presso la
galleria di palazzo Bianco.
Sull’identità della dama ritratta non
vi sono indicazioni certe, si potrebbe
ipotizzare l’appartenenza alla casata
degli Spinola per la presenza di un
segno a forma di S nel velo, l’abito da
cerimonia nero e molto severo risponde
ai canoni della moda Spagnola,
geometrizza la figura fino a
racchiuderla in un astuccio e il collare
è riccamente ornato di merletto.
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