San Leonardo

Comando del 29° Corpo d’armata dell’Esercito italiano, viene ricevuto dal Capo di Stato Maggiore colonnello Melchiade Gabba. I colloqui continuano per alcuni giorni, poi, alle ore 10 del 3 novembre successivo, arrivano a Villa Gresti il colonnello Schneller, il capitano di fregata principe di Liechtenstein e il capitano Ruggera, latori dell’accettazione delle condizioni dell’armistizio firmate dal Comando supremo dell’Esercito austro ungarico. Dopo una breve sosta la delegazione austriaca prosegue il suo viaggio verso Villa Giusti ad Abano, dove viene firmato l’Armistizio che per l’Italia segna la fine della prima guerra mondiale. È il 4 novembre del 1918. Nel 1926 i fratelli Federico, Carlo e Guido de Gresti ed Emilio e Michele de Andreis vendono le loro quote di proprietà alla sorella Gemma Guerrieri Gonzaga e al nipote Anselmo. Da questo momento la tenuta di San Leonardo diventa possesso della famiglia Guerrieri Gonzaga che ne potenzia la vocazione vitivinicola già manifestata nel lontano decimo secolo dopo Cristo. Durante la seconda guerra mondiale Villa Gresti è sede di una sezione del Comando superiore dell’Esercito tedesco che coordina le operazioni militari sul fronte italiano dopo l’8 settembre del 1943. Il nucleo antico di San Leonardo, pur avendo modificato con gli anni la sua destinazione d’uso, mantiene intatto il fascino dell’originaria struttura conventuale, con le mura che ne tracciano in parte il confine e le case che racchiudono la corte interna pavimentata da un fitto acciottolato. Nei secoli la chiesa ha subìto numerosi rifacimenti, della struttura più antica è ancora ben visibile l’abside romanica con archetti pensili all’esterno e resti di affreschi del 13° secolo all’interno. Sopra la piccola porta che conduce al cortile è ben visibile lo stemma dei Crociferi con i tre colli sormontati da tre croci e l’indicazione dell’anno 1506. A fianco del portone principale della chiesa sono situate due lapidi poste a memoria dell’opera svolta dalla marchesa Gemma Guerrieri Gonzaga a favore dei prigionieri austriaci di lingua italiana in Russia. Stesso argomento tratta la lapide posta

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