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genitori) , se mantenere attivi i terreni di famiglia o abbandonarli,
l’attaccamento al territorio ed alle origini hanno prevalso e, valutato di
poter acquisire i terreni migliori (proprietà dei nobili di paese) posti in
vendita dai discendenti ormai tutti trasferitisi altrove, si è ricomposta
praticamente l’antica superficie degli
oliveti (che producevano il 50%
dell’olio chiamato appunto “medicinale”) che determinava la possibilità di
assemblare circa 5000 piante di alberi di ulivo, numero importante per
attivare una buona produzione e soprattutto lanciare sul mercato una
certa quantità di prodotto.
Il terreno sui cui sorge
“Il Cascin”
(appena acquistato e di fatto coltivato
sommariamente) nel 1994 fu invaso totalmente da un terribile incendio (
le piante risanate sono ripartite e da li si deduce che siano state
impiantate come talee) che minacciò il borgo arrecando ingenti danni a
tutte le coltivazioni. Il ripristino ed il “reimpianto” di nuovi oliveti (con la
realizzazione dell’irrigazione) e la ricostruzione dei vigneti hanno
significato il lavorare per
alcuni anni prima di
vedere nel concreto le
produzioni. Quanto sopra
detto però
ha permesso di
puntare decisamente
sulla qualità e non sulla
quantità; per poter
raggiungere buoni livelli è
stato necessario costruire
una “Cantina aziendale”,
dove vengono lavorate
direttamente
le
uve
prodotte ottenendo vini
Bianchi “
Vermentino
D.O.C.”
Pigato D,O.C.”
Vini
rossi
“Rossese
D.O.C.”
e
I.G.T
“Madonnetta”
e
“Rosso
del Cascin”.
Con lo
stesso principio di lavorare
direttamente
le
olive
“Taggiasche” si è costruito
un “frantoio aziendale” che
Giovanni Massa