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terra. Quando iniziava la maturazione, la famiglia si recava negli oliveti
(mese di novembre – aprile) e la prima operazione era quella di scuotere
manualmente salendo sopra l’albero. Le donne stendevano sotto le tende
(di cotone o similare, bianche ad inizio stagione, chiazzate del colore viola
delle olive) per poi raccogliere dentro ai canestri fatti con l’intreccio di
striscioline di legno (càvagni) le olive che scendevano, per essere poi
depositate nei sacchi di iuta.
Era tradizione e obbligo avvertire i confinanti alcuni giorni prima della
lavorazione nell’oliveto al fine di permettergli di raccogliere le olive degli
alberi vicini per rendere così libera la raccolta delle olive che per effetto
delle scrollatura o battitura, potessero finire fuori confine (la frase era a
“vagù à seccùà ò sbàttè in tè cìàzzè, vàttè à càmpà è cùnfìnè”).
Nel mentre, se veniva del vento e le olive cadevano a terra (terreno come
detto pulitissimo) si chiedeva aiuto alla donne dei paesi di montagna le
quali non avendo necessità della raccolta dalle loro parti in quanto non
presenti oliveti, durante l’inverno a seguito delle nevicate, si spostavano in
gruppo per raccoglierle (come avveniva similmente nelle risaie).
La sbattitura come la scrollatura, impegnava gli uomini sugli alberi e le
donne a manovrare le tende. Questa operazione fatta con bastoni di legno
(denominati in gergo dialettale “à sàssùà”), faceva cadere le olive e le
foglie, si procedeva così ad una prima scrematura dopodiché si
procedeva alla separazione tramite il lancio delle olive con le foglie contro
una tenda stesa in verticale tra due alberi, ad una certa distanza, in modo
che si creasse una corrente d’aria che trattenesse le foglie più leggere. Le
olive così prodotte erano già di qualità superiore e vendute ad un prezzo
più alto (da queste si otteneva l’olio “medicinale”, non esisteva ancora la
dicitura “extravergine”). Finita la sbattitura e la raccolta, le olive venivano
caricate sui muli, ad ormai quasi notte fonda, arrivavano “a casa”e
scaricate a terra nel mucchio. In paese ogni frantoiano aveva un
mediatore
(ù càttàù) che sapeva dove venivano raccolte le olive, in quali
zone e quindi veniva a bussare, controllava che i mucchi fossero ben
distinti (raccolte a terra) e faceva la sua offerta. Alla fine chi offriva di più
si aggiudicava i mucchi (ù muggìù), una volta aggiudicati chiamava il suo
“aiutante” e procedeva (per paura della mischiatura) alla misurazione