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Incaricò la famiglia Cangi, nobili originari della città di Volterra, di
gestire questi feudi del clero. Aveva molta fiducia in questa
Famiglia, infatti aveva collaborato già precedentemente in altri tipi di
affari. Inoltre Lodovico era legato in termini di parentela a questa
stirpe, conosceva a fondo i loro “ideali” e affidando loro questo
compito si sentiva sicuro e non temeva neppure di perdere il
controllo di questa gestione. Pietro Cangi si trasferì quindi a
Forenza accompagnato dalla sua famiglia, e si stabilì in contrada
Reddito Degli Angeli. Questi territori erano ricchi di risorse tra olio
e vino ed erano molto sviluppati l’allevamento di bovini e la
coltivazione del grano, e proprio per questo furono maggiormente
incentivati dal punto di vista economico. Così Pietro, in accordo con
Lodovico, cominciò a insegnare nuovi metodi di coltivazioni con i
contadini forenzesi, in tal modo la proprietà si sviluppò. Crebbero i
guadagni, e anche l’intera città acquistò prestigio. Congratulatosi
frequentemente per i risultati ottenuti con la famiglia Cangi, decise
spontaneamente, prima di morire, di affidargli completamente la
gestione.
Dal 1766 i Cangi assunsero grandi responsabilità, infatti da adesso
dovevano trattare direttamente con la chiesa e dovevano il loro
operato. Ma nel 1804 con la riforma di soppressione degli Ordini
clericali di Giaocchino Murat alla Famiglia gli furono sottratti i Poderi
e si ritrovarono per un certo lasso di tempo impoveriti.
Con forza e fatica acquistarono a poco a poco piccole estensioni
concentrate in contrada San Martino, area appartenete ai Cavalieri
templari.
Questi ultimi un tempo erano proprietari dell’intero casale
denominato San Martino de pauperibus (san Martino dei poveri
Cavalieri templari) Attorno a questo casale vi erano molteplici vigne
che ancor’oggi caratterizzano il territorio preso in esame. Trasmessi
di generazione in generazione, questi territori continuarono ad