Page 11 - januapress

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mancanza delle giuste conoscenze, con tutte le incredibili tempistiche
degli enti statali.
E non resta che ricominciare a correre…….e sembra davvero non
finire mai.
Ed è storia che proprio quando corri non riesci più a vedere, né sentire
e…hai più probabilità di errore.
Si alternano nel tempo, ordini, richieste, obblighi e firme, visi e voci
diversi.
La loro macchina è lenta e confusa e questa confonde anche te, ti
stritola e ti fa perdere nella loro torre di Babele, dove ognuno parla
davvero una lingua diversa.
Ogni volta che tutto ciò diveniva pesante al punto da non potere più
essere sopportato, Andrea ed io tornavamo a passeggiare su quel
ponte, proteso fra cielo e terra, fra presente e passato, per respirare aria
pura, per ritrovare noi stessi, le nostre sensazioni, il nostro amore e
l’amore di Dio.
La Sua Voce là è forte, la sua opera mirabile.
Esiste al Petit uno sperone di roccia che rende sopraelevato un piccolo
pianoro rispetto alla strada che conduce allo stesso, proprio vicino a
quei bellissimi pini curiosi.
Ha la forma di una grotta naturale: sarebbe perfetta per inserire al suo
interno una statua della Madonna, magari in legno, poiché materia
viva, e farne un luogo discosto di meditazione.
Un dolce, presente sguardo su quel piccolo pezzo di mondo.
Il Petit è formato da due corpi di fabbrica, uno risale al ‘700, l’altro
pare al ‘400.
Sicuramente in tempi antichi, esso era autonomo e indipendente; al
piano terra s’intuiva la zona lavoro: appena varcato il bell’ingresso
voltato a vela, sulla sua sinistra una stanza era dedicata alla
macellazione degli animali, la seconda stanza sulla sinistra era per
certo il frantoio (sono ancora presenti il grosso tronco, dove girava la
macina e la pietra sottostante), e leggermente più in alto come quota,
ma con l’accesso da quella stessa stanza, si accedeva a un fornetto