Page 16 - januapress

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La paura di guardarsi un giorno negli occhi e leggere la delusione di
non aver fatto di più, non aver intrapreso il cammino per troppa
prudenza, aver perso un’opportunità per non essere stati coerenti con
le scelte fatte.
La paura della frase: “Forse avremmo potuto
fare…………dire………osare ……… scegliere …………di più ’”.
Oggi sappiamo aver sconfitto questa paura.
Abbiamo provato e osato, anche quando sapevamo che non avremmo
dovuto, anche quando vedevamo il limite avvicinarsi.
Per stoltezza, per caparbietà……….per amore.
Per tutto questo, oggi, il Petit è una realtà.
Quasi inaspettatamente, questa volta, in una splendida giornata di
sole, salendo a piedi la strada “scortata” dai pini, esso si è mostrato ai
nostri occhi in tutta la sua complessità e fierezza.
La sua struttura si erge, ormai completa, in mezzo al bosco.
Non c’è più quel timido portone azzurro.
Al suo posto, a breve, sarà messo un portone blindato, con pannelli di
legno dipinto con un colore noce nazionale, scotto del progresso e
della nuova era.
Ci sono nuovi occhi nelle sue mura di pietra, grandi finestre ad arco
ribassato, come in uso sul territorio, per poter meglio ammirare quel
panorama mozzafiato che ci fece innamorare con un colpo di fulmine.
Nuove finestre dalle quali si può ancora vedere quel tavolo
dimenticato, ormai circondato da erbacce e rovi, costruito con i
tronchi in un pomeriggio passato in armonia con gli amici.
Ci sono solai di legno, dove le volte hanno ceduto alla tirannia del
tempo.
Ci sono colonne di pietra a fianco di pareti intonacate e, dove
l’originario muro si è dovuto rinforzare con l’intonaco, qualche pietra
fa ancora capolino, per non essere solo un ricordo.
Ci sono nuove scale che portano ai piani superiori e quattro tetti che si
alternano alle terrazze, dove ancora manca il cotto a completarle.