Page 37 - januapress

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Gli piaceva frantumare le zolle con le mani nude e sentire la terra sbriciolarsi
tra le dita e scorrervi in mezzo per ricadere leggera e silenziosa. La sentiva sua
e sapeva che era lì, in attesa di essere adoperata. Si lasciava toccare, usare, era
sempre disponibile e regalava sempre buoni raccolti, bastava trattarla bene.
Il carbone invece, era nero, duro, intoccabile, caldo e nello stesso tempo
freddo, era natura morta.
Cercò di non pensarci più e si concentrò sulla strada che stavano
percorrendo.
Avevano superato i campi coltivati a terrazze. Stavano raggiungendo la vetta
del primo monte. Tra poco avrebbero perso di vista il paese.
Giacomo si sentì ancora più solo. Il padre camminava ritto e a passo
cadenzato: era abituato a camminare in montagna.
Non parlava, così non sprecava fiato e non gli veniva sete. Giacomo cominciò
a fischiettare per farsi compagnia.
Si inoltrarono nel bosco che divenne sempre più fitto.
Pareva interminabile.
Passata un’infinità di tempo, comparve una radura. Si capiva che era stata
liberata dagli alberi di proposito per creare uno spiazzo pulito. Si scorgevano
ancora, tutt’intorno, i resti dei tronchi che erano stati tagliati per ultimi.
Era tutta coperta d’erba, ad eccezione di un grande cerchio al centro che era
tutto scuro di terra bruciata.
Giacomo non era mai arrivato fin lì. Gli sembrava di essere in cima al mondo.
Quella era la prima volta che vedeva il luogo dove la sua famiglia, da
generazioni, faceva il carbone che vendeva a tutto il paese.
Il padre posò a terra la coperta e il fagotto e finalmente si girò verso il figlio.
“Siamo arrivati” disse “ora dobbiamo cominciare a lavorare. Per questa sera
dobbiamo riuscire ad accendere la carbonaia.”
Giacomo annuì, trovò, accanto ad un albero, un’accetta e una sega che il
padre aveva provveduto a portare fin lì alcuni giorni prima. Giacomo prese la
sega e porse l’accetta al padre. Lo seguì mentre lui gli stava spiegando quello
che sarebbe stato il suo compito.
“Quando taglio un tronco grosso, tu devi liberarlo dei rami più piccoli.”
“E delle foglie cosa ne faccio?” chiese Giacomo.
“Quelle si adoperano per coprire la catasta di legna, così brucia più
lentamente e si può controllare meglio il fuoco.”
Giacomo ascoltò pazientemente tutte le spiegazioni nel corso di quella lunga
giornata. A sera si sentiva già in grado di poter condurre la carbonaia da solo.