La fortuna della Chiavarina tuttavia, conobbe periodi incerti, dapprima legati
alla comparsa delle sedie austriache Thonet, che grazie alla loro economicità,
semplicità di costruzione e soprattutto alla possibilità di essere smontate, e
quindi facilmente spedite, ebbero un rapidissimo sviluppo che minò
direttamente il mercato della produzione sediaria chiavarese.
Si registrarono in questo periodo tentativi da parte degli artigiani locali di
piegatura a vapore del legno ma con scarsi risultati commerciali.
Una seconda battuta d'arresto, questa volta ancora più dura, si ebbe invece in
tempi recenti, attorno agli anni Settanta, quando il nome della Sedia di
Chiavari, specialmente in seguito al lancio della Superleggera dell'architetto
Giò Ponti (il cui sistema costruttivo era tratto, come lui stesso dichiarò, dalla
tradizione chiavarese), cominciò a legarsi al mercato dei grandi numeri.
Prolificarono in quegli anni imitazioni di industriali a basso costo e di pessima
fattura che danneggiarono molto duramente la Chiavarina. Inoltre molti
artigiani locali tentarono a loro volta di rispondere alla concorrenza attraverso
un tentativo di industrializzare la produzione delle sedie. Questa strategia si
dimostrò un totale fallimento da un lato, per l'impossibilità di contrastare i
colossi industriali e dall'altro per l'ulteriore perdita di valore del prodotto
artigianale.
In questo periodo la Sedia di Chiavari subì davvero un duro colpo, tanto che
alle decine di aziende produttrici attive negli anni Sessanta sopravvivono ad
oggi soltanto un paio di aziende e cioè coloro che hanno saputo, seppur con
non poche difficoltà, preservare la qualità senza compromessi della
produzione artigianale di qualità.
La Sedia di Chiavari: Tecnica di lavorazione
La produzione odierna della Chiavarina, seppur con l'inevitabile introduzione
dei macchinari elettrici, conserva ancora un carattere di assoluta artigianalità
ricalcando fedelmente i passaggi costruttivi in cui lo stesso Campanino si
adoperava, più di due secoli or sono, nella sua bottega.
Ma la sedia di Chiavari non nasce nei laboratori di falegnameria, bensì, muove
i suoi primi passi nei boschi dell'entroterra del Tigullio. Qui, l'artigiano
dall'occhio esperto, sceglie personalmente le piante destinate al taglio in base
alle dimensioni e alla morfologia dell'albero. Quest’ultimo viene tagliato
tenendo conto di precisi fattori come il periodo stagionale e la fase lunare.
Tali accorgimenti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non