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Le donazioni
Il drappello (Emilia Vassallo, il Foglio, n. 2- 2000)) di monaci che
arriva in una zona dell’Appennino pressoché desertica, nonostante
il manto verde, per viverci necessita di terreni da disboscare e da
mettere a coltura, tanto più che nei loro programmi di vita c’è la
piena autonomia economica, al di fuori di risorse che derivino dal
commercio di beni. E’ necessario dunque che i feudatari siano
particolarmente generosi nei confronti dell'abbazia con donazioni di
terre che si susseguono, nel giro di pochi anni. A distanza di circa
una sessantina di anni dalla fondazione, Tiglieto si trova a disporre
di un complesso di beni terrieri che dal basso Piemonte, attraverso
la valle del fiume Orba, giungono sino al Mar Ligure. I punti di
maggior importanza di questo territorio sono situati - oltre alle terre
circostanti l'abbazia - a Molare, Cassinelle, Cremolino, Ovada,
Castelvero, Castelletto d'Orba, Capriata, Bosco e Frugarolo; alcuni
terreni appartenenti ai monaci sono lungo la Val Bormida
(Castellazzo Bormida) e nella zona intorno ad Alessandria. Nel
versante di Savona, inoltre, i monaci risultano gestire proprietà sulle
alture di Arenzano, Varazze e Stella. Contribuiscono a formare
questo patrimonio, oltre le donazioni, acquisti e permute compiuti
dai monaci stessi per rendere più continuo possibile la proprietà
terriera. Indubbiamente l'abbazia di Tiglieto presenta, fin dagli
esordi, una notevole vitalità e per tutelare la ricchezza spirituale e
materiale dei monaci intervengono ben presto le due più grandi
potenze dell'epoca: il papa e l'imperatore che a più riprese
ribadiscono la legittimità delle proprietà del monastero di Tiglieto e
lo pongono sotto la loro protezione. Ma come vivevano i monaci e i
conversi di Tiglieto e come era costituita la comunità? Come
solitamente si verifica, i documenti medievali non descrivono la vita
quotidiana e tanto meno quella spirituale della comunità; maggiori
indicazioni si ottengono invece per ciò che riguarda l’aspetto
economico-patrimoniale dell’abbazia.
