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I prodotti
Negli anni venti, Mario Incisa della Rocchetta, sognava di creare un vino di razza. Il suo ideale, come
per l’aristocrazia dell’epoca, era il Bordeaux. Così lo descrive in una lettera a Luigi Veronelli dell’11
Giugno 1974.
“[…] L’origine dell’esperimento risale agli anni tra il 1921 e il 1925, quando, studente a Pisa e spesso
ospite dei Duchi Salviati a Migliarino, avevo bevuto un vino prodotto da una loro vigna che aveva lo
stesso inconfondibile bouquet di un vecchio Bordeaux”
Alla Rocchetta, tra il 1930 e il 1935 Mario Incisa aveva già fatto qualche prova d’invecchiamento di
vino in botticelle (pièces trattandosi di Pinot) ispirato dal suo prozio Leopoldo Incisa, autore di due dei
cataloghi di preziosi vitigni italiani da lui collezionati, che sono oggi una rarità bibliografica e un
riferimento d’obbligo per chiunque faccia della viticultura sapiente.
Dopo l’esperienza alla Rocchetta “ […] Mi ero convinto che se il Pinot poteva convenire all’Italia
Settentrionale … all’Italia Centrale si sarebbe meglio adattato il Cabernet.” Essendosi stabilito con
sua moglie Clarice nella Tenuta San Guido, il Marchese sperimentò alcuni vitigni francesi e concluse
che il Cabernet aveva “ il bouquet che ricercavo”.
Un vino composto prevalentemente da Cabernet rappresentava un fondamentale cambiamento
rispetto alla tradizione toscana e piemontese del Sangiovese e del Nebbiolo.
Nessuno prima di allora aveva mai osato un vino ‘bordolese’ sul terreno italiano, men che meno in
una zona sconosciuta dal punto di vista vinicolo. L’innovativa decisione di piantare questa varietà
nella Tenuta San Guido, fu in parte dovuta alla similitudine che Mario Incisa aveva notato tra questi
terreni toscani e quelli di Graves, a Bordeaux.
Graves significa ghiaia. Il terreno sassoso che distingue la zona, proprio come Sassicaia in Toscana,
dona al vino le stesse caratteristiche dell’amato fratello francese.
