Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. - page 14

Delegati mussulmani e cristiani negoziavano per scambiare o
riscattare gli schiavi, molti dei quali, dopo qualche anno di prigionia,
ritornavano al loro paese d’origine. Chiunque cadeva prigioniero dei
“barbareschi” doveva evitare di far conoscere le proprie ricchezze,
in modo che il prezzo del riscatto non fosse elevato.
In molti luoghi della Riviera Ligure, furono costruite fondazioni per il
riscatto degli schiavi sull’esempio del “Magistrato per il riscatto degli
schiavi”, istituito a Genova con giurisdizione su tutto il territorio
ligure.
I corsari che sbarcarono nel 1559 ad Arenzano erano imbarcati su
dieci feluche “ erano dieci che dettero terra… al loco di
Arenzano…”. Catturarono 5 arenzanesi tra i quali Nicolò Robello e
sua moglie Mariola che era prossima al porto.
La scorreria del 1559 ad Arenzano era il frutto di una collaborazione
tra due capitani arabi e fu un vero successo. Alla fine della razzia, e
secondo l’uso, i due capitani corsari fecero issare la bandiera del
riscatto, segno che i prigionieri non erano stati uccisi e dopo un
pagamento potevano essere liberati, ovviamente non era garantito
che lo fossero veramente, infatti anche in questo caso nessun
prigioniero fu liberato dopo versamento e i 5 arenzanesi vennero
portati via come schiavi.
Il pericolo della cattura era molto forte dappertutto, anche se vi
erano due zone più a rischio: il complesso dello stretto di Gibilterra,
un passaggio obbligato per tutte le navi che passavano
dall’Atlantico al Mediterraneo e viceversa.
Su 364 casi di catture documentate, 105 furono localizzate in
questo tratto di mare.
La seconda zona molto temibile era a sud del mar Tirreno, da una
linea Roma – Sardegna alla costa settentrionale della Sicilia.
I corsari di Tunisi, Tripoli e santa Maura erano padroni del mare e le
navi che uscivano dai porti di Trapani, Palermo e Napoli potevano
essere facilmente catturate.
Purtroppo non furono solo quei 5, i catturati arenzanesi nell’arco
degli anni, infatti almeno altri 11 sono emersi dai documenti
genovesi:
Pietro Vento, catturato nel 1670 e detenuto a Tripoli.
Fratelli Battista e Pompeo Maxi, catturati nel 1678.
Bernardo Rapallo, detenuto a Tunisi.
Giovanni Battista Briasco, catturato nel 1679, detenuto ad Algeri.
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