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estesissimi, sebbene in larga parte abbandonati mentre le piante
originarie, i castagni e le querce, sono sostituiti da macchie di
conifere non originarie della vegetazione della valle d’’Orba e in
certo modo inquinanti l’ambiente ed esca per gli incendi. Già a
metà Ottocento il Casalis, geografo ed esploratore per conto dei
Savoia, nel Dizionario geografico – storico e statistico degli Stati di
S.M. il Re di Sardegna, descrive il territorio di Tiglieto coperto da
boschi per metà castagni, per l’altra faggi, roveri e ontani.
Le origini
Molti tra quanti si sono interessati alla storia di
Tiglieto e della valle dell’Orba hanno sostenuto
che le origini del paese risalgono all’epoca
romana, fondando questa tesi sull’antico
nome latino di Civitacula, che significa
piccola comunità. Il vicino toponimo di Urbe
concorrerebbe a ipotizzare la presenza
romana sul territorio. Ma tracce tangibili,
cioè reperti archeologici che comprovino
questa tesi, al momento non esistono.
Rimandiamo dunque agli studi a venire e a scavi
archeologici a 360 gradi la tesi di una Civitacula fondata e
colonizzata dai Romani, mentre sul toponimo Tiglieto possiamo
concordare con quanti si richiamano ai tigli, presenti già attorno al
Mille nella verde conca dell’Orba. Invece, secono lo studioso
tedesco Janauschek, citato da Emilia Vassallo, Tiglieto deriverebbe
Teletum, nome di un appezzamento di terreno donato il 27 luglio
1131 all’abbazia cistercense da Anselmo, marchese di Ponzone.
Anche sui boschi di tiglio mancano però fonti documentarie; qualche
esemplare si vede accanto a molte case (spettacolare quello
centenario di fianco al palazzo dei marchesi), ma va ricordato a che
la pianta produce fiori da cui si ricavano tisane emollienti e col
legno si costruivano un tempo scale a pioli leggerissime, perciò
agili da muovere e resistentissime. Il tiglio ha potuto dunque essere
albero protetto e diffuso per queste sue caratteristiche. Infine il
ponte cosiddetto romano, a diverse arcate, monumentale, bellissimo
