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Una storia nera
Si racconta che un tempo, quando la prepotenza e il sopruso
erano la legge e la forza l’unico modo per vendicare un torto, un
prete, o forse l’abate del convento avesse ucciso il fratello
maggiore per oscuri motivi d’interesse. Quest’ultimo si dice che
avesse un figlio giovinetto, il quale, avendo suo malgrado
assistito a quei tristi fatti, mai più fosse riuscito a cancellarli dalla
mente. Passarono gli anni e il prete crebbe in prepptenza e
dignità. Era da tutti riverito ma anche temuto. Godeva
dell’assoluto rispetto dei confratelli e dei villani di Tiglieto e
divenne il punto di riferimento di tutta la vita religiosa sociale ed
economica della valle.
Ma intanto in qualche paese lontano diventava grande anche
quel suo nipote, unico testimone della colpa antica. In tutto quel
tempo non era riuscito a dimenticarew la morte del padre, anzi,
l’odio che era in lui non gli dava pace nel timore di non riuscvire
a vendicare l’uccisione del padre, finchè un giorno venne a
Tiglieto a cercare lo zio malvagio. Voleva che la sua vendetta
fosse clamorosa, consumata davanti a quanta più gente
possibile, perché tutti potessero vedere e capire, magari
condividere la fine che meritano i tiranni.Doveva essere il giorno
della festa, quando piùà gente si recava alla messa. Attese che il
prete vestisse i paramenti e che i chierici ne annunciassero
l’entrata sull’altare. Attese che si rivolgesse ai fedeli all’inizio del
rito e con un balzo scavalcò la balaustra impugnando un’arma
con la quale spaccò il cuore allo zio tanto odiato.
La tradizione popolare ricorda che fu a causa di quell’omicidio se
la disposizione della chiesa venne invertita: si volle lavare con
quel gesto il sacrilegio compiuto e fare nuova la chiesa per
cancellare per sempre il ricordo del delitto. Ma per carità, il
lettore non prenda sul serio questa storia: è solo voce di popolo
e come sappiamo al popolo la fantasia non manca
