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Agostino Roba, detenuto ad Algeri.
Paolo Girolamo Costa, morto in schiavitù ad Algeri.
Fratelli Giorgio ed Emanuele Tixe, detenuti a Tunisi.
Giovanni Battista Savignone, detenuto ad Algeri.
Domenico Savigone, catturato nel 1680 detenuto ad Algeri.
Giovanni Battista Borro, catturato nel 1680 detenuto ad Algeri.
Bartolomeo Tixe, capitano di Feluca, catturato con tutto l’equipaggio
venne condotto con i suoi marinai schiavo a Tunisi.
Avvenuta la cattura, non essendo stato pagato un riscatto, il
prigioniero aveva due possibilità di scelta: la prima prevedeva
l’essere detenuto nelle prigioni delle varie città arabe ed essere
utilizzato come schiavo dopo un lungo periodo di prigionia; la
seconda scelta era quella di convertirsi all’Islam, cambiare nome ed
essere trattato da uomo libero. Alcuni tra questi prigionieri
rinnegarono la fede cristiana e passarono all’Islam, come
apprendiamo dagli incartamenti processuali dell’inquisizione
Spagnola (1560 – 1700). Tra questi troviamo Giovanni Battista
Rosso e il rinnegato Murad Raks di Arenzano.
Giovanni Battista Rosso riuscì in maniera incredibile a fuggire dalle
prigioni di Algeri e scappò in Spagna dove però fu processato
dall’Inquisizione, colpevole, secondo loro di essersi convertito
all’Islam; moto probabilmente lo fece per riuscire a raggiungere,
senza essere scoperto, la penisola Iberica. Gli inquisitori però
ritennero che l’uomo era “recuperabile”, lo riammisero perciò
nuovamente in seno alla chiesa cattolica. Di lui poi non si hanno più
notizie negli atti notarili genovesi, molto probabilmente restò in
Spagna.
Davanti alla grande massa dei liguri presenti nelle prigioni di Algeri
e di Tunisi, poco poteva fare il Magistrato per il riscatto degli schiavi,
a causa delle esigue risorse di cui disponeva; visto la mancanza di
risparmi da parte della maggioranza delle famiglie, e così doveva
accadere anche ad Arenzano, anzi sicuramente la situazione era
molto più drammatica per Arenzano visto il tenore di vita di allora.
