Il vino: consorzio del vino Cirò - page 23

Ha ragione Raffaele, ed è meraviglioso pensare che il vino possa in
certi casi diventare uno strumento di riscatto sociale, un’arma
vincente, uno scudo contro le bruttezze di certe realtà: “Noi
crediamo molto in questo territorio ed è per questo che ai nostri vini
abbiamo dato nomi che lo ricordano”. Come il Cassiodoro, il
preferito di Raffaele, che prende il nome dal politico e letterato
romano che dissuase Attila, il flagello di Dio, dall’invadere l’Italia, e
che dopo la corte di re Teodorico arrivò fino a Costantinopoli, prima
di tornare a morire nella sua terra natia, Squillace. “Il Cassiodoro
nasce come vino dei preti. Don Antonio Tarzia mi chiese di
realizzarne uno per l’Associazione di cui è presidente, il Centro
Culturale Cassiodoro. E’ un blend di Cabernet Sauvignon e
Gaglioppo, che fanno un lungo passaggio in barrique prima
dell’affinamento in bottiglia. E’ un vino a cui tengo molto che ha già
avuto il consenso di Papa Benedetto XVI e che tra qualche giorno
faremo assaggiare anche a Papa Francesco”. La famiglia Senatore
è un vero portento!
“Portare
avanti
la
tradizione per noi è
importantissimo, anche
se sappiamo che è
necessario
rinnovarsi
continuamente.
Utilizziamo solo in parte
le cantine realizzate da
mio padre e mio nonno;
nel
2006
abbiamo
realizzato una nuova area di 4500 mq, in cui svolgiamo gran parte
delle nostre attività. E ancora prima, tredici anni fa, contro ogni
aspettativa abbiamo piantato nelle nostre vigne, accanto alle varietà
autoctone, anche quelle di altre zone italiane, e internazionali:
dall’incrocio tra Greco e Traminer e tra Chardonnay, Souvignon
Blanc, Incrocio Manzoni e Greco sono nati rispettivamente l’Alikia e
l’Eukè. La nostra forza è proprio continuare a sperimentare, sempre;
lo testimonia anche l’ultima creazione, ‘Unico’. Il nome parla da
solo, è un vino letteralmente ‘da mangiare’ con la donna del cuore,
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