Il vino: storie di uomini, di terreni, di vitigni e di vigneti - page 7

All’epoca la burocrazia era molto semplice, quasi inesistente, il
lavoro si svolgeva soltanto in campagna, con il sudore della fronte e
con la fatica dei contadini, e non in ufficio sommersi da documenti e
carte.
Chi lavorava in campagna non era chiamato coltivatore diretto o
imprenditore agricolo, ma semplicemente contadino, perché le
aziende agricole erano le campagne e ciò che contava, ciò che
davvero aveva importanza erano la terrae il lavoro.
Di padre in figlio si trasmetteva l’orgoglio contadino e i valori
dell’amore per la vita semplice e rurale, per il rispetto della terra e
dell’ambiente e il sapere manuale e le conoscenze acquisite per
dedicarsi al meglio al proprio lavoro.
Negli anni Settanta
nella nostra zona il
vino Rossese e il
Vermentino,
la
Massarda venivano
commercializzati ai
ristoranti e ai bar
quasi
esclusivamente in
damigiane di 54 litri.
I commercianti o i
grossisti venivano
direttamente
in
cantina,
assaggiavano il vino, contrattavano sul prezzo e compravano dal
produttore senza rappresentanti o altri intermediari, riducendo al
massimo la filiera. Anzi, in realtà non l’hanno mai allungata, sono
stati gli anni successivi ad allungarla causando aumenti per il
consumatore finalee ridotti guadagni per il contadino produttore.
Pochi erano i produttori che imbottigliavano e vendevano lebottiglie,
forse solodue o tre per paese.
Verso la fine degli anni Settanta il settore vitivinicolo subì una brutta
crisi: c’era tanto vino venduto a poco prezzo e di bassa qualità che
riempiva bar e ristoranti della zona, dove prima era
commercializzato solo il Rossese.
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