Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. - page 8

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per circa 4 mesi all’anno ed era pertanto necessario integrare il
prodotto locale con beni d’importazione. Si trattava, in genere, di
farina bianca, proveniente dal sud Italia o dalle province lombarde,
di formaggi di provenienza dalla Sardegna. Era quindi logico che la
popolazione cercasse altre fonti di reddito con cui sopperire alle
ristrettezze economiche.
La nostra economia, pertanto, non fu solo agricola ma un misto di
differenti attività: in particolare la cavatura delle ardesie, il
commercio via terra o via mare e la pesca.
Ciascuno di questi elementi aveva una sua caratteristica temporale,
legata alle stagioni e all’impossibilità di lavorare la propria terra.
Quando non era
tempo di seguire
la produzione di
famiglia,
s’iniziava
a
ricercare
sulle
proprie terre, o
su quelle dei
parenti,
“lo
scoglio”
da
cavare.
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ben
precise,
determinate dalla
radizione
e
dall’uso,
stabilivano i modi
di riparto del ricavato dallo scoglio. Questo era la parte affiorante
dal terreno di formazioni d’ardesia che poteva esser estratta o,
come si diceva, “cavata”.
Il lavoro imponeva la partecipazione di tutta la famiglia: agli uomini il
faticoso compito di cavare il materiale, con l’uso di attrezzi spesso
primitivi e semplici come speciali picconi e scalpelli. L’impegno era,
come dicevano i cavatori, “da una luce all’altra”. Entravano in cava
all’alba e lavoravano alla luce di piccole lampade alimentate da olio
di scarso valore. La loro pausa consisteva nel solo breve tempo del
mangiare. Erano le donne a portare il minestrone o altro assieme al
fiasco di vino e al pane. Secondo la stagione s’integrava con frutta,
Campagna con neve
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