Il vino: storie di uomini. di terreni, di vitigni e di vigneti - page 16

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Vigna Castiglioncello di Bolgheri
Malgrado le ottime premesse, i primi giudizi da parte di chi era abituato a vini leggeri locali, non
furono positivi. I vini ottenuti dalle uve Cabernet Sauvignon, essendo più complessi, necessitano di
maggior tempo per maturare e svilupparsi.
Dal 1948 al 1967 il Sassicaia rimase dominio strettamente privato, bevuto solo nella Tenuta. Ogni
anno poche casse venivano messe ad invecchiare nella cantina di Castiglioncello. Il Marchese ben
presto si rese conto che, invecchiando, il suo vino migliorava considerevolmente.
Come spesso accade con i nettari di grande levatura, quelli che prima erano considerati difetti, col
tempo si trasformavano in virtù. Ora, amici e parenti incitavano Mario Incisa ad approfondire i suoi
esperimenti e perfezionare il suo stile di vinificazione rivoluzionario.
L’annata 1968 fu la prima ad essere messa sul mercato, con accoglienza degna di un Premier Cru
Bordolese. Negli anni seguenti la cantina venne trasferita in locali a temperature controllata, tini
d’acciaio rimpiazzarono i tini di legno per la fermentazione, e le barriques francesi vennero introdotte
per l’invecchiamento.
Se per il Sassicaia Mario Incisa trasse inspirazione dal suo prozio Leopoldo, Nicolò, suo degno figlio,
si è ispirato al suo antenato Guidalberto della Gherardesca per il nome del secondo vino prodotto
dalla Tenuta a partire dall’annata 2000. Quest’ultimo, vissuto agli inizi dell’Ottocento a Bolgheri, fu
pioniere di un’agricoltura moderna ed è celebre per aver piantato il famoso viale dei cipressi tanto
caro al Carducci.
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