Il vino: storie di uomini, di terreni, di vitigni e di vigneti - page 6

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buongustai. Decisamente infelice, di contro, la scelta dei calici da
partedi Alboino!
Vinonel Medioevoe inEtàModerna
Nell'Alto e Basso Medioevo le citazioni si sprecano e potremmo
scrivere ad oltranza. Riportiamo di seguito solo alcuni esempi da
ritenersi
significativi:
nel 1192, il conte Anselmo di Rovescala omaggia i suoi nobili amici
di vino "rosso, buono e puro"; tra il 1200 e il 1300, in quel di
Mondondone (Codevilla) la badessa del convento di san Senatore
raccoglie ampia documentazione che evidenzia la distribuzione
viticola del territorio collinare vogherese, nonché l'inizio di una
viticoltura specializzata che rimane comunque associata alle
"alberate" (ossia la vite sostenuta dall'albero piantumato in forma
geometrica; le specie utilizzate erano per lo più rappresentate da
alberi capitozzabili, da cui il termine generico di "gasà" e il detto
popolare "'gnurant 'me 'na gaba", "ignorante come una pianta senza
testa")
Ovviamente più numerose e significative le testimonianze dei secoli
vicini a noi: nel 1743, con il Trattato di Worms, l'Oltrepò (con
Voghera capoluogo di provincia) diventa piemontese e comprende
tutto il Siccomario, la prima parte di Lomellina e il Bobbiese. E'
chiaro l'influsso piemontese in quella che è l'evoluzione viticola del
periodo
e
che
si
tramanderà
sino
al
1859.
E' della fine del '700 il sopralluogo sul territorio del marchese
D'Hautville, Intendente di casa Savoia, che ci tramanda
letteralmente: "Il territorio della provincia di Voghera è coperto per
oltre un terzo da vigneti". Per giustificare una superficie così vasta è
bene inquadrarla nel dominio austriaco di inizio '700, che vide
impegnato sul piano sociale vinicolo tal Giovan Battista Tiepolo,
soltanto omonimo del più importante pittore, che si pose a capo di
un movimento sociale culturale finalizzato a favorire l'assurgere del
prodotto-alimento vino consumato da signorotti, clero e borghesia a
base importante per tutto il popolo. Da qui l'aumento vertiginoso dei
consumi e, di conseguenza, della superficie vitata, interessando in
particolare quelle aree facilmente raggiungibili dalla città. All'epoca
era ben presente la viticoltura anche sui terreni sabbiosi della prima
Lomellina.
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