Il vino: storie di uomini, di terreni, di vitigni e di vigneti - page 7

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A seguito del sopralluogo del marchese D'Hautville, il Regno
Sabaudo dà inizio ad un controllo catastale del territorio ed affida
anche all'Università di Torino la stesura della prima opera
ampelografica, ossia lo studio della vite, l'identificazione delle
tipologie e le loro caratteristiche. La ricerca vede l'inizio nel 1799 ed
è coordinata dal conte Nebulone. Da questo lavoro emerge per
esempio che alcuni vitigni quali Dolcetto, Moradella, Malvasia e
Moscato sono già ben presenti inOltrepoPavese, mentre il Barbera
è ancora un illustre sconosciuto (tale vitigno all'epoca non esisteva;
verrà identificatopochi anni dopo nel Monferrato).
Il "triste" '800
L '800 fu un secolo nefando per la viticoltura in generale. Il secolo in
questione andò ad identificarsi con l'arrivo sul territorio di due
crittogame, la peronospora e l'oidio, nonché di un insetto, la
fillossera, chemodificarono totalmente il rapporto uomo-vigneto. La
peronospora, segnalata per la prima volta in Italia proprio inOltrepò
Pavese a S.Giuletta appena dopo la metà dell' '800, provocava la
malattia con conseguente morte della pianta. In breve si
identificherà nel rame il prodotto in grado di prevenire tale
infestazione. L'oidio, che arrivò a ruota, definito anche "mal bianco"
per la sua manifestazione, creò problemi analoghi e, per certe
varietà, anche peggiori. ABreve anch'esso trovò un valido elemento
preventivo nello zolfo in polvere. Tali nuove realtà portarono
ovviamente gli addetti ai lavori ad effettuare parecchi interventi
costosi e faticosi, che andarono a creare inizialmente non pochi
problemi in termini di gestione della viticoltura. Ben più grave la
presenza della fillossera, piccolo insetto arrivato dal Nord America,
come le due crittogame sopra citate, che, giunto sul sul territorio
europeo, manifestò una caratteristica strana per la nostra viticoltura.
Negli USA tale insetto deposita le uova all'interno di piccoli
rigonfiamenti delle foglie dette "galle" e le larve che nascono si
nutrono delle foglie medesime. Giunto in Europa, l'insetto trovò più
appetibile la parte radicale della pianta e lì è andato a deporre le
sue uova, con la logica conseguenza che le larve appena schiuse si
nutrivano dell'apparato radicale, creandone la necrotizzazione
quindi la morte della pianta medesima. Sul territorio dell' Oltrepò
Pavese il problema venne evidenziato all'incirca negli anni 80 dell'
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