Nel linguaggio corrente si usano termini come: “bandito”,
”fuorilegge”, “brigante”, come fossero sinonimi, in realtà ognuno di
questi termini nasce con un proprio significato specifico, così
“bandito” è colui che è stato scacciato dalla comunità, per
“fuorilegge” si intende colui che vive, per costrizione o scelta, al di
fuori della legge, mentre “brigante” (termine introdotto in Italia dai
francesi, per indicare spregiativamente i partecipanti alla resistenza
meridionale (favorevole ai Borboni), è quel tipo di fuorilegge che si
caratterizza per la propensione ad assumere atteggiamenti violenti.
Sono stati spesso definiti briganti, in senso dispregiativo,
combattenti, partigiani e rivoltosi in determinate situazioni sociali e
politiche; bisogna però distinguere quei briganti, in qualche modo
politicizzati, da briganti che furono delinquenti puri non legati a
ideologie.
Cerchiamo di capire il contesto della società contadina da cui i
briganti provenivano: nel primo ottocento, un bambino su quattro
moriva prima di compiere i 5 anni, la vita media poteva arrivare a 60
anni, venti meno di adesso, per chi aveva la fortuna di superare la
prima infanzia . I bambini venivano subito messi a lavorare; soltanto
nel 1886 una legge stabilì l'età minima di 9 anni per il lavoro nelle
cave, nelle miniere e nelle fabbriche, per un massimo di otto ore al
giorno fino a 12 anni; dopo quell'età non c'era più limite .La legge
non contemplava il lavoro nei campi, dove si cominciava
“a dare una mano”, ore ed ore a 6/7 anni.
Scarsi gli infarti e rari i tumori, invece micidiali le malattie infettive,
200.000 morti l'anno contro gli scarsi 10.000 di oggi, altri 80.000
morivano per mali neurologici (oggi 5000) contro i quali non si
tentava nemmeno una cura. .Ai contadini erano fatali: la dissenteria,
il catarro intestinale, la pellagra (dovuta alla povertà di cibo e al
pane di grano turco), rachitismo, tubercolosi, sifilide ed altre forme
degenerative meno gravi, ma capaci di atterrare organismi
già minati dalla sporcizia e denutrizione.
Per quanto riguarda l'aspetto, i contadini si presentavano “vestiti di
stracci”, con giubbe senza bottoni, con tasche sformate, come
avessero portato chissà quale peso; colletti alzati contro il freddo ed
induriti dallo sporco incrostato, calzoni come sacchi intorno alle
gambe e scarpe che parevano fatte di fango.
Lavarsi era un'attività praticamente sconosciuta, la barba quasi mai
rasata segnava le occhiaie e la durezza dei volti; erano di bassa