Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 117

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Arriva il fascismo, arriva un Podestà da Torriglia, e non se ne parla più.
Intanto nel 1923 il Comune viene staccato dalla provincia di Pavia e unito
a quella di Genova.
Finisce così anche la tradizione, che a Bobbio ancor oggi qualcuno
ricorda, per cui i coscritti di Fascia e Rondanina che scendevano in quella
città per la visita di leva, infilavano nella fascia del cappello, come segno
distintivo, una piantina di basilico. Era forse un modo per riaffermare di
essere Liguri.
Nel 1929, con il concorso economico degli emigrati negli Stati Uniti e di
coloro che erano scesi a Genova, si costruisce un nuovo acquedotto e,
sotto la spinta del Parroco, Don Pietro Bava che aveva già indetto prima
due o tre referendum in proposito, la maggioranza finalmente decide di
“mettersi” l’acqua in casa.
Dopo l’inverno anche i più restii aderiscono. E’ il primo paese ad avere
questa comodità.
La vita continua come sempre, lo stillicidio dell’immigrazione verso la città
di Genova prosegue, la popolazione praticamente auto amministra. Lo
Stato è presente con la scuola, le tasse, la posta, la leva e con il medico e
l’ostetrica condotti.
Si continua a vivere coltivando grano, segale, “scandella”, un po’ di
orzo (per farne il caffè), granturco, patate, castagne, e facendo
carbone.
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