La Cantina Gaggioli - page 12

CarloGaggioli: “ Il vino, unpiacere”.
Il raccontodi unveterinariochediventòviticoltore
«Il vino èun piacere. Se non
è buono che piacere è?»mi
sono sempre domandato
prima che una notamarca di
caffè mi soffiasse sotto il
naso uno slogan che avrei
voluto adottare per la mia
cantina. Per me che vengo
dalla
montagna,
da
Montese, la condanna era
quella di bere del ‘terzanello’
fino a Natale, poi il
‘torchiato’ in inverno e
quando si arrivava in
primavera, ed era pronto il
vino nuovo, il ‘vino vero’, il
più
delle
volte
mi
presentavano un bicchiere
di una bevanda torbida che
quando andava bene aveva
lo ‘spunto’, ma più spesso stava andando amale ed era pronta per
la botticella dell’aceto. Io lo sapevo, eppure dopo il parto di una
vacca non si poteva rifiutare la colazione del contadino con una
fetta di buon salame ed un meno buono bicchiere di vino che mi
toccava di mandare giù con una bella fatica. Troppo spesso la
stessa sgradevole situazione si sperimentava (e ancora oggi si
sperimenta) nelle trattorie, negli agriturismi, e anche nei ristoranti di
buon livello: buona la cucina, pessima la cantina. Eppure ciboe vino
sono due aspetti della buona tavola che non si possono separare.
Se il Pignoletto ha quasi cinque secoli di storia documentata sarà
pure perché nel tempo è stato considerato il miglior abbinamento
alla mortadella o ai tortellini e ovviamente alle tagliatelle. Ed era
naturale, sulla tavola bolognese, trovarlo nelle brocche o nei quartini
insieme ad un tagliere di salumi assortiti, o con una punta di
forma…Il livello però era ancora troppo basso, altre regioni d'Italia
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