La Cantina Gaggioli - page 13

erano cresciute più di noi sia a produrre che a vendere. Credo che
la mia decisione di iniziare a produrre vino sia nata proprio da
questa consapevolezza. Quando giravo fra i campi ammiravo i
bellissimi grappoli, uva meravigliosa che però i contadini non
riuscivano a trasformare in una bevanda altrettanto buona. In realtà,
se volevano, qualche volta la bottiglia di ‘quello buono’ saltava
fuori…ed allora era una bella festa per tutti. Non parliamo poi delle
varietà! Il vino nelle nostre campagne o era bianco o era nero.
Finché erano attaccati alla vite i grappoli erano di Albana o
Trebbiano, Montuni oRiesling, Barbera e Lambrusco…però quando
i navazzi arrivavano in cantina le varietà il più delle volte si
mescolavano, i gusti sfumavano…uvaggio lo chiamano oggi, ma
all'epoca erano veri e propri mescoloni. E poi il resto lo facevano i
cantinieri, con i tagli, i travasi, i filtraggi…ogni tentativo era buono
pur di arrivare ad un prodotto bevibile, magari amabile e
possibilmente vivace. Fatto sta che fino agli anni Settanta andava
così: nessuno credeva nella possibilità di fare viticoltura di qualità a
Bologna, anche se a Zola c’era unmedico, Enrico Vallania, che alla
fine degli anni Sessanta si era messo in testa che invece la nostra
terra avesse ottime potenzialità. Conosceva bene Veronelli ed era
noto estimatore dell’enologia d’oltralpe. Avevo una gran voglia di
tentare l’impresa, il suo esempio mi fu di stimolo, e la mia
formazione scientifica mi fu di aiuto. Nel campo della zootecnia,
comemedico veterinario, nel 1970 fui insignito del titolo di Cavaliere
della Repubblica perché grazie ad un'azione pionieristica di
profilassi Zola fu il primo comune della nostra regione ad essere
dichiarato ufficialmente indenne dalla tubercolosi bovina. Il
successo nelle zootecnia potevo ottenerlo anche nell'enologia. Lo
ha scritto Federico Aldrovandi nel suo libro: 'I vignaioli dei Colli
bolognesi' (Pendragon, 2004): «La decisione definitiva fu presa
anche per 'colpa' del Sassicaia, forse il vino italiano più famoso. Fu
proprio l'ammirazione e il desiderio di emulazione che Gaggioli
aveva per il marchese Incisa dellaRocchetta, contemporaneamente
allevatore del cavallo prodigio Ribot, e produttore a San Guido del
celebrato vino, adargli la 'carica' giustaper cominciare...».
Qui a Zola scoprii che nel Medioevo il podere già dei Conti Salina
che comprai dai Chiesa (sono i discendenti del famoso cartografo
del Settecento) apparteneva aMatilde di Canossa e poi all’Abbazia
di Nonantola, e che chi lo lavorava oltre all’affitto doveva condurre
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