![]()
elmetti. Questi ultimi furono i nostri trofei. Erano partiti da Torriglia
cantando, e alla sera arrivarono in silenzio storditi e malconci.
La gente venne presto a sapere che “Bisagno” e i suoi ribelli si
erano lanciati contro i tedeschi all’arma bianca costringendoli a una
fuga disperata. “Bisagno”, simbolo della Resistenza, anche se quel
giorno non c’era, stava diventando una leggenda. Per i partigiani,
per i contadini delle vallate e ora anche per il nemico.
Ci fermammo all’osteria di Berto a Caprile, dove trovammo anche
“Leonzio” che era sceso da Casa del Romano per darci una mano.
Cercavamo qualcosa da mangiare, ma Berto ci disse di avere solo
un po’ di pane. Poi però, su insistenza di “Leonzio”, si ricordò di
avere in consegna, per conto del Comando di Brigata, una coscia di
mucca. Un vero tesoro, a quell’ora e con la fame che avevamo
addosso. Il Berto tergiversava, temeva di dover poi subire le
rimostranze dei capi. Di fronte alle prospettive di una cena
finalmente all’altezza della situazione, non potevamo certo
rassegnarci: “Non devi preoccuparti di nulla, ti rilasciamo tutte le
dichiarazioni e le ricevute che vuoi”. Ti manleviamo da ogni
responsabilità. Potrai anche dire, se lo vorrai, che te l’abbiamo
sottratta con la forza”.
Mugugnando a più non posso, il Berto cominciò a tagliare fette e a
metterle sul ripiano della stufa. Quelle bistecche erano dure come
suole di scarpa ma la nostra fame era ancora pi dura.
Pag. 127.
..Una sera “Marco” e “Giorgio” passarono dal Berto a
Caprile. Erano sempre in cerca di viveri per il distaccamento e quel
giorno non era stato facile trovarne. Entrarono nell’osteria e
cominciarono a fare i soliti
discorsi che, partendo da
lontano, arrivavano poi sempre
alle stesse conclusioni: “Hai
qualcosa da darci?”. Quel giorno
non erano stati i primi a passare
da lui, e Berto non sapeva cosa
rispondere.
A un tratto “Giorgio” chiese se
poteva andare al gabinetto.
La foto della prima
radiocronaca della liberazione
