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compito di “indagarlo” nel percorso che conduce fino alla sua
capacità associativa.
Per questo possiamo dichiarare che poco ci è interessato l’uomo
secondo un’indagine sessuo-psicologica e sessuologica (questo
compito spetta ad altri ricercatori che stimiamo per il loro lavoro);
abbiamo voluto cogliere l’uomo-animale nella necessità di essere
individuo zoologico, e per questo bambino non tradito dall’adulto,
cioè rappresentante della specie di sua appartenenza e da una
prospettiva empirica.
Facciamo un esempio: se noi analizzassimo un tacchino, diremmo
che al maschio spetta il compito di pavoneggiarsi nel periodo
dell’accoppiamento e che è sempre lui a dovere attrarre l’attenzione
della femmina e convincerla all’accoppiamento. Dell’uomo diremmo
che spetta alla donna pavoneggiarsi ed essere pronta
all’accoppiamento.
A noi interessa la pratica. Tanto è vero che prima di scrivere queste
pagine, abbiamo fatto ricerche su ventotto individui di sesso
maschile ; dai loro atteggiamenti e dai loro comportamenti nei
periodi dell’accoppiamento abbiamo colto le pratiche dei giochi che
di pagina in pagina, di concetto empirico in concetto empirico,
stiamo esponendo.
I nostri ventotto amanti ci hanno suggerito i giochi d’amore, i
dialoghi che vi inseriamo, e le abitudini sessuali con cui si
esprimono. Resta inteso che non abbiamo voluto entrare nei
particolari empirici con cui i giochi si sono manifestati e neppure nei
risvolti intimi con cui si sono compiuti (il nostro compito non è di
natura pornografica - pensiamo che tutto ciò che interessa la
sessualità dell’uomo non è mai pornografia). E questo perché
consideriamo il nostro un trattato minimo di sessuologia applicata
che può essere usato dal comune individuo della specie a cui noi
apparteniamo, come pure indagato con interesse da qualunque
sessuologo che alla teoria voglia unire la pratica del contatto fra due
individui della stessa specie: l’uomo e la donna.
