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Lei ha scelto di indossare abiti sobri e comuni: una gonna, una
camicetta, eccetera.
Lui la osserva, la fa camminare avanti ed indietro, quindi la inviti a
recitare qualcosa dopo averla posta davanti alla telecamera.
Alla fine della “recita” (può essere anche una famosa poesia) il
regista la inciti ad assumere normalissimi atteggiamenti di posa e le
faccia delle inquadrature per saggiarla.
Lasciando che la telecamera proceda in automatico, lui la faccia
sedere e con tono suadente le dica: "Bene, ora si sbottoni la
camicetta”.
Lei:" E' proprio necessario? Io...
Lui: "Signorina qui non stiamo giocando, Le sto chiedendo delle
azioni che mi servono per capire se lei è o no idonea alla parte”.
Lei si sarà convinta e sbottonerà pudicamente la camicetta.
Lui la inviti ad andare di là per togliersi il reggiseno e ritorni.
Lei esegue e, una volta tornata, si sbottonerà la camicetta quel
tanto da scoprire abbondantemente ma non volgarmente il seno.
Lui la istigherà a sollevare la gonna per mostrare le gambe, quindi
la farà alzare in piedi per osservarla meglio: prima davanti, poi
dietro.
Lei farà l'impossibile per apparirgli sensuale, e quando lui
accennerà al fatto che è l'unico a decidere se affidarle o no la
parte, lei farà capire con parole che potrebbe esserne contenta.
Quindi lui le porgerà il copione che aveva scritto.
Inutile precisare che il canovaccio tratta argomenti erotici, infatti vi
saranno inserite delle riprese di nudo: la protagonista si deve
spogliare, o per rivestirsi diversamente, o per improvvisare uno
spogliarello, o per altri motivi (lo lasciamo alla discrezione e alla
fantasia dei nostri “attori d'amore”).
Lei capisce che fare all'amore con lui è indispensabile e decide di
stare al gioco, però decide di rendergli la cosa difficile. Da questo
momento si comporterà in modo ambiguo: ora gli farà intendere che
ci potrebbe stare, ora si farà pregare per eseguire anche le cose
più normali come assumere un’espressione, costringendolo ad
