Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 46

po’ de giorni! - E infatti Eugenio Montale, che Tilde conosceva solo
attraverso i discorsi sempre elogiativi della mamma arrivò carico di
valigie( ….) e subito riempì la casa per la sua grazia, il tratto gentile
delle sue parole e per il suo cantare per casa così libero e sereno. -
Eugenio, cos ti voe mangià a Natale?- chiese la mamma. -
Mammin-a da quande sun a Firenze ho perso o profumo do pesto: e
scì Mngieva in bello piatto de tagen c’o pesto.- Tilde doveva ora
preparare proprio quelle tagliatelle con il pesto, un piatto insolito per
Natale, ma se Eugenio lo chiedeva certo “mammina” non glielo
avrebbe negato. Si dimostrò sorpreso anche il fruttivendolo, quando
la vigilia di Natale Tilde gli ordinò cinque mazzetti di basilico. E
anche Tilde, che almeno a Natale mangiava le stesse portate dei
padroni, fu un po’ dispiaciuta. - Al paese i miei mangeranno la
gallina, come è tradizione ed io invece un piatto di tagliatelle al
pesto!- E forse le scese una lacrima di nostalgia. Ma il poeta,
sempre semplice e gentile, dimostrò tutto il suo compiacimento per
le tagliatelle che trovò squisite. Ringraziò Tilde e rivolgendosi alla
madre le chiese: - Mamminn-a…a figgioa a l’ha besognu de
quarcosa?- Lì per lì “mammina” non seppe che cosa rispondere, ma
quando lo chiese a Tilde, questa magari con un po’ di soggezione,
ma anche rallegrata da tanta attenzione, risopose: -Forse,…magari
un paio di scarpe!-
Fu così che Eugenio Montale le regalò le più belle scarpe che Tilde
avesse mai avuto. Lei stessa le scelse con mamma Montale in uno
dei più bei negozi di Genova. Costavano come un mese intero della
sua paga. Quel giorno anche lei sembrò una signora grazie a
Eugenio Montale che a proposito di signori, veri o presenuti, aveva
capito tutto.
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