Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 55

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più un percorso intermedio di circa 7 metri e spazi di distacco tra essi; tali spazi
erano gli ‘ambitus’ (da cui derivano le odierne “ritane”, in gergo autoctono), gli
indicatori più evidenti di codesta sistemazione. Del resto, la “casa a corte”, tipica
di un’economia basilarmente agricola, derivava direttamente dalla “domus”
romana (v. Matteo Ottonello, “Il Palazzo Spinola ed il nucleo abitato campese”,
2000).
All’attuale planimetria catastale di Campo Ligure si possono, infatti, sovrapporre
con facile evidenza due “heredia” che vengono a comprendere tutto il centro
storico inserendosi in esso perfettamente.
E’ stata recentemente ventilata l’ipotesi (v. Alice Baschiera, “Archeologia in
castello”, 2002) che un insediamento alto-medievale fosse ubicato tra il Costiolo e
il Prato Marro, a capo del ponte di San Michele, cioè lungo la “strada dell’Anzima”
(la prima strada di valle che scendeva in controcrinale dalle Capanne di
Marcarolo e andava verso Ovada passando sull’antico ponte – il toponimo
medievale “Marcarolum” è correlato con quello della vicina località di Prato
Rondanino: le “nundinae” erano i nove giorni in cui si teneva il mercato nel
compascolo tra Liguri Veturii e Liguri Stazielli).
L’ipotesi della Baschiera porterebbe parte dell’insediamento di Campo sulla
sinistra dello Stura, quindi in Diocesi di Acqui, ove, da sempre furono la Rettoria
prima e la Parrocchia poi, dove sono rimaste storicamente incardinate (con ultima
e definitiva decisione di papa Pio VII con Bolla del 12 agosto 1803). Il torrente
Stura (l’antico “Amporium”?) divise, infatti, sin dall’inizio il territorio della Diocesi di
Acqui da quello della Diocesi di Tortona: la plebs di San Michele situata sulla
sponda sinistra era, quindi, in giurisdizione di Acqui (v. Clelio Goggi, “Per la storia
della Diocesi di Tortona”, 1965; v. Ravera-Tasca-Rapetti, “I vescovi della Chiesa
di Acqui”, 1997).
Non
si
hanno
notizie
circa
il
diffondersi
del
Cristianesimo nella
Valle Stura, sebbene
don Luciano Rossi,
riprendendo
un’antica leggenda,
parli
di
San
Barnaba: “…quanto
qui
operò
San
Barnaba” (v. L.
Rossi, “L’incendio di
Campo”, verso 52,
ms.). Il primo edificio
di culto cristiano in
Campo dovrebbe essere stata la chiesa di San Michele risalente probabilmente
alla presenza in Valle dei Longobardi, il popolo guerriero che diffuse il culto
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