Aveva trovato lavoro come conducente.
Da li la simpatia, l'amore, il matrimonio e.......me!
E siamo arrivati al 1967!
Siamo alla fine del boom
economico,
subito
prima
dell'austerity, ma c'è ancora tanta
voglia di migliorarsi.
Ebbene, contrariamente a quanto
succederebbe oggi Felice e “Mary”
decidono di abbandonare un lavoro
sicuro, Lui come autista e Lei come
segretaria.
Acquistano un bar a Camporosso
Mare, un bar da vino, e li
cominciano ad avvicinarsi al
mestiere.
Avevo sei anni. Ricordo ancora
bene quel bar!
Quanto fumo! E quanti “gotti”.
Quando pioveva e gli uomini non
potevano andare in campagna
c'era sempre pieno. Quante partite
a scopa ho visto.
Sui tavolini la carta e la matita per
segnare i punti, le carte sempre
calde, il tabacco trinciato e i “gotti”.
Naturalmente il vino era uno solo. Il Rossese.
Accompagnavo il mioPapà a fare gli acquisti. Il vino sfuso,
in damigiana, chepoi si imbottigliava nel retrobottega.
Andavamo in questi paesotti, San Biagio della Cima,
Soldano, Perinaldo, sovente aDolceacqua.
Si andava di sera. Al giorno i contadini erano impegnati nel
lavoro dei campi. I carugi erano bui. Le cantine ancor di
più. Qualche candelaqua e là.
Si assaggiava la botte (erano tutte di legno), si trattava il
prezzo, si faceva la tara alle damigiane (non erano
stampate come oggi bensì erano soffiate, dunque una
diversa dall'altra) e si iniziava a riempire.
A botte vuota arrivava la moglie del contadino di turno e
portava pane fatto in casa, pomodori secchi, machetto e
brusso. E giù “gotti” di Rossese!
Smaltivi facilmente poi il tutto. Iniziava il trasporto! Nei
carugi tra scale e cunette, con il fazzoletto a salvare la
mano dai tagli, arrivare finoal motocarro.
Avevo circa 12 anni e siamoarrivati nel 79.
Mio Padre intravede la possibilità di produrre vino
direttamente ed in maniera professionale. Cede dunque il
famoso, ed ancor oggi esistente “bar Guglielmo” e fonda le
“CantineForesti”.
Si dota di un Enologo e attrezza la cantina con moderne
attrezzature per la vinificazione e l'imbottigliamento.
