Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. - page 70

Albergo (…) con alto decoro e con signorile eleganza”. Nietzsche
che vi fu ospite, ne apprezzò le “camere squisitamete pulite” ma non
la cucina italiana che definì “alla veneziana”
40)
.
Quando il filosofo tedesco soggiorna a Ruta non era ancora stato
avviato il progetto di urbanizzazione che, portando a compimento
quanto era stato realizzato nei decenni finali dell’Ottocento,
configura l’attuale immagine urbana di Camogli.
In una vivace seduta del consiglio comunale di Camogli del 23
gennaio 1910, presieduto da Davide Olivari, da tre anni a capo della
coalizione liberare che amministrava la città, venne approvato
l’intervento che sanciva la nascita del “front line” moderno del centro
urbano: la demolizione “degli edifici tra via Garibaldi e la spiaggia
del mare (..) a coefficiente continuo di insalubrità” e il risanamento
della spiaggia con il duplice scopo di migliorare la viabilità e di
creare una “passeggiata pubblica su terrazzo (…) con una
prospettiva mirabile speciale del lido del monte di Portofino verso
Sud-Est, e del golfo di Genova verso Sud-Ovest, ricercata sia dal
cittadino Camogliese sia dal forestiero”
41)
. Le opere di demolizione,
eseguite su progetto dell’ing. Antonio Tixi, vennero dichiarate di
pubblica utilità con regio decreto dell’8 ottobre 1910 e
comportarono l’espropriazione di appartamenti di 2/3 stanze a
carico di poco meno di 40 camogliesi ai quali il comune offrirà, a
titolo di indennizzo, una somma corrispondente alla stima del bene
immobiliare demolito. Pur tra difficoltà e ricorsi, i lavori, eseguiti
dalla ditta Gambetta Nicolò sotto la direzione dell’ing. Edoardo
Bozzo, proseguirono fino al 1916. Il 28 agosto di quell’anno l’ing.
Umberto Marana stende il verbale di “collaudazione finale dei
lavori”. Il profilo della Camogli marinara ha acquistato così la sua
attuale conformazione
42)
.
Nella scelta dell’amministrazione camogliese si può cogliere il senso
di una svolta del comportamento della comunità, la risposta ad
istanze innovative (una, fra tutte, l’utilizzo della spiaggia “adibita a
stazione balnearia” – a detta dello stesso sindaco – secondo il
gusto dei sempre più numerosi villeggianti) e ad una aspirazione di
identità urbana che si forma non più solo attraverso l’espansione
residenziale voluta dalla borghesia armatoriale, ma anche mediante
una visione collettiva degli spazi cittadini.
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