Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 101

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Campofreddo a Campo Ligure, e quello relativo al giungere in paese
dell’artigianato della filigrana.
Le famiglie di Antonio Oliveri e di Michele Bottero (1859-1913) erano del tutto
campesi e a Campofreddo avevano la loro stabile dimora da secoli. Antonio
Oliveri (1851-1937) era figlio di Pasquale, un fabbroferraio detto “l’armaiuolo”, e di
Maria Maddalena Rizzo, a sua volta appartenente ad una famiglia di chiodaioli. A
Sottoripa dove si era trasferito, Antonio incontrò la nuova dimensione economica
rappresentata dalla lavorazione della filigrana che a Genova era fiorente da
secoli, lavorata a metà Ottocento da abili artigiani locali, quali Giuseppe Bennati,
Antonio De Andreis, Sommariva, Pinetti, Barabino, Egisto Sivelli, Giuseppe
Bevegni, Antonio Grasso e altri ancora. Con costoro, tuttavia, già lavoravano due
campesi emigrati tra i tanti dal paese, Pasquale
Pisano (1803-1891) detto “er Frèe” di Simone, e
Giacomo Oliveri (1768-1833).
Furono Antonio
Grasso e Bevegni che convinsero il nipote
dell’”armaiuolo” a cambiare attività. Sorpreso
dall’epidemia di colera del 1883-84, Antonio fuggì
come tanti altri da Genova e, insieme alla moglie,
ritornò a Campo portando con sé i propri strumenti
di lavoro e aprendo in paese il primo laboratorio,
rimanendo comunque sempre in stretta relazione
con Antonio Grasso e Lorenzo Oliveri che
divennero i referenti genovesi dell’attività non solo
di Antonio, ma in seguito di tutti gli altri artigiani
filogranisti campesi.
Non si può dimenticare Pasquale Pisano che da
tempo conduceva a Genova un suo laboratorio di
filigrana e di argenteria. Si legge, infatti, in un annuario di statistica di fine
Ottocento: “Lavorazione della Filigrana in oro ed argento...Il laboratorio più
importante è quello della ditta Pasquale Pisano che oltre alla filigrana in oro ed in
argento fabbrica gioielli, posate, ecc. con 25 operai”. Anche il Pisano fuggì il
colera del 1884, ritornando a Campo (ove, per altro, il colera fece moltissime
vittime) ove impiantò il proprio laboratorio orafo.
Per
lascito
testamentario,
il
filogranista Pietro Carlo Bosio (1917-
2001) donò al Comune tutta la sua
splendida collezione di oggetti in
filigrana, provenienti da tutto il mondo,
che sono stati raccolti e ordinati nel
Museo della Filigrana
”, ubicato
nella
“Casa
della
Giustizia”,
debitamente intitolato al Bosio stesso.
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