Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 94

L’interno si presenta come una grande aula con copertura a volta, completamente
decorata ed affrescata.
Magnifico si propone il presbiterio con il suo altare maggiore in marmo bianco di
Carrara inserito in una grandiosa macchina scenica, costruita nel 1752 su
progetto del 1751 dell’architetto e ing. don Sebastiano Boccaccio (+ 1754), nipote
per parte di madre di don Giacomo Leoncini (1694-1759), in allora Governatore
della Confraternita, e altresì nipote dell’artista campese Giovanni Andrea Leoncini
(1708-1760), fratello di don Giacomo e celebre pittore in Genova, che
nell’Oratorio dipinse a fresco sulla volta il “Padre Eterno tra angeli” (1756):
l’affresco si presenta oggi ancora in tutta la sua dinamica ed espressività. La
macchina scenica dell’altare presenta quattro colonne tortili che sorreggono il
fastigio al centro del quale è la raffigurazione dello “Spirito Santo”, sotto forma di
colomba, posto al centro di una grande raggiera; ai suoi lati sono due angeli con
in mano i simboli del martirio di San Sebastiano, la palma e le frecce. Al centro
dell’altare è una tela (cm 175 x 240), raffigurante il “Martirio di San Sebastiano tra
i Santi Michele e Rocco” attribuita a Domenico Piola (1628-1703) o alla sua
bottega.
La tela nasconde normalmente la nicchia dorata ove è posta l’urna contenente le
spoglie del martire romano “San Giulio”, proveniente dalle Catacombe in Roma,
donato alla Confraternita il 12 agosto 1706 dal padre domenicano campese fra’
Clemente Leone. Per celebrare San Giulio il celebre poeta cesareo Pietro
Metastasio compose, nel 1751, l’ode “Giulio, splendor de’ martiri” su invito del
citato don Lupi.
La decorazione della volta, delle pareti del presbiterio e delle pareti dell’aula si
devono a Giuseppe Leoncini
,
nipote di Gio Andrea, attivo in moltissimi palazzi e
chiese di Genova, che operò in Oratorio negli anni Quaranta del sec. XIX. Ai lati
dell’altare, sopra i “banconi” ottocenteschi, sono poste due grandi tele raffiguranti,
a destra “Flagellazione di San Sebastiano”, di autore ignoto; a sinistra,
“Sant’Irene assiste e cura San Sebastiano”, ultima bell’opera (1753) del campese
Santo Leoncini (1723-1754)
,
cugino di Gio Andrea e allievo a Roma del grande
Mengs.
Le due tele ovali ai lati dell’altare sono di ignota mano tardo-secentesca: esse
raffigurano la “Immacolata Concezione”, a sinistra, e a destra “Santa Lucia” o
“Santa Caterina d’Alessandria” di incerta provenienza.
La decorazione del soffitto dell’aula dell’Oratorio venne commissionata negli anni
Trenta del Novecento dal canonico don Giovanni Leoncini (1861-1950) al
campese Gio Batta Macciò (1907-1981) che la eseguì tra il 1938 e il 1940.
Sono opera di G.B. Macciò altresì i tre affreschi della volta raffiguranti: “Consegna
delle reliquie di San Giulio”, sopra la cantoria; il “Martirio di San Sebastiano”, al
centro; “San Rocco e gli appestati”.
Nella prima cappella di sinistra è la bellissima statua lignea di “San Sebastiano”,
acquistata nel 1720, opera dello scultore voltrese Nicolò Tassara, detto “lo
Schitta”. La prima cappella di destra propone la veneratissima immagine della
“Madonna delle Grazie”, una tela secentesca di ignoto autore (detta anche
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