Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 91

misurata dal pavimento alla trabeazione interna, sulla quale si imposta la volta
alta 3 m. Sono misure “rinascimentali” (tutti multipli di tre) che suggeriscono un
senso di solenne compostezza. Dal punto di vista stilistico, la chiesa si discosta
assai dalle tensioni plastico-lineari espresse dal Barocco o dal tardo-Barocco. Il
gene della chiesa può ravvisarsi in una concezione classica, in un modello
costruttivo che ha offerto all’architetto possibilità di consonanze e analogie con
impianti basilicali. Alla chiesa campese manca la cupola, fondamentale e
imprescindibile simbolo della cultura umanistico-rinascimentale applicato alle
costruzioni religiose. A Campo per ragioni di spazio e per ragioni economiche
quegli antichi non poterono permettersi tanto; ma la soluzione trovata risulta
estremamente dignitosa e interessante: potendo soltanto dare l’idea del transetto,
si pensò di inserire una pseudocupola ellittica, estradossata, fuoruscente dalla
volta di copertura per circa altri 3 metri. Soluzione intelligente e ardita.
Sull’impianto classicheggiante, pertanto, vengono ad innestarsi influenze
dell’ambito tardo-Barocco piemontese, dalla cupola ellittica all’aperture di
finestroni al di sopra della trabeazione (v. Matteo Ottonello, “Approfondimenti” in
P. Bottero, “Storia della Chiesa”, cit.).
La facciata si sviluppa su un doppio ordine di lesene binate e culmina in un
fastigio curvilineo. Maestoso è il portale principale, sul quale campeggia il grande
mosaico raffigurante la “Madonna della pace” del Barabino, opera nel 1941 del
mosaicista veneziano Giulio Castaman, affiancato da due porte minori sovrastate
da nicchie con statue marmoree di S. Maria Maddalena e di S. Michele
Arcangelo, opera nel 1941 di Enrico Arrighini di Pietrasanta. La facciata è stata
restaurata nelle forme attuali nel 1986 su progetto dell’arch. campese Andrea
Piccardo (1943-1994).
L’interno della chiesa ad aula unica con cappelle laterali, si distingue per la
presenza in prossimità del presbiterio rettangolare, con coro semicircolare, di due
ampi vani contrapposti a tutta altezza, con ricchi e scenografici altari, che
richiamano l’idea di una sorta di transetto coperto al centro con volta a vela, in
contrasto con la volta a botte lunettata e a costoloni binati della navata (S.
Repetto, “Campo Ligure. Il patrimonio artistico”, 2003).
L’interno della grande navata si presenta oggi ricco di stucchi, capitelli dorati e
completamente affrescato.
La decorazione è opera di Francesco De Lorenzi (1830-1900) e del figlio Achille
(1862-1930) durante gli anni 1885-1888. I grandi affreschi sono opera di Luigi
Gainotti (1859-1940), che nel 1886 realizzò l’“Estasi di San Benedetto” e la “Cena
in casa del Fariseo”, oltre ad altre opere minori, e di Carlo Orgero(1844-1919) che
raffigurò la “Apparizione della Beata Vergine ai popoli di Campo e di Masone,
avvenuta sul Monte Bonicca l’11 settembre 1595”. Orgero fu anche autore degli
affreschi e delle decorazioni dell’abside e della volta del presbiterio, al centro del
quale è l’altare maggiore, bellissima composizione di pregiati marmi policromi in
barocchetto ligure con forti influenze ormai neoclassiche, altare acquistato dalla
Comunità campese nel 1797.
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