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Se è sì, non abbiamo il diritto di sentirci in coppia e quindi di
avanzare nessuna pretesa ai suoi riguardi. Noi, così sdegnati dei
suoi liquidi, non possiamo esigere di proporre i nostri umori
sperando che siano amati.
Vivere è anche spogliarsi, è anche urinare, è anche fare all’amore e
tante altre cose che in una coppia stabiliscono la poesia del
condividere.
Se non si è convinti di questo si appartiene a quella schiera
sfortunata di singoli, individui generati dagli egoismi sociali e per
questo illusi di “stare bene da soli”.
Persone di questo tipo quando sono convinte di amare qualcuno,
tentano per prima cosa di modificarlo e renderlo il più possibile
simile a sé stesse (stessi), e, non potendoci riuscire, scoprono nella
violenza di volerlo cambiare quei famosi “difetti” che il partner
avrebbe.
Niente di più sbagliato.
Normalmente si ama un individuo per quello che ci dà o è capace di
darci, e ci procura gioia solo il semplice fatto che egli si stia dando a
noi e non ad altri: avere questa sensazione ci fa capire di essere
per lui (lei) l’ unica persona che conti su questo pianeta.
Quando abbiamo capito questo abbiamo afferrato di avere bisogno
di lui (lei) solamente, e siamo pronti ad abbattere le barriere dei falsi
pudori che sono cresciuti dentro di noi fin dall’infanzia e ci
riconosciamo maturi di amare, e cosa ancora più difficile, degni di
essere amati senza condizioni.
Infatti quando non esistono più condizioni e imposizioni, cadono le
corazze dentro cui abbiamo nascosto i nostri sentimenti, e
smettiamo di “concederci” perché proviamo più gioia a darci e ad
affidarci a chi amiamo totalmente ed incondizionatamente.
Abbiamo così liberato la bambina (bambino) che c’é in noi e
meritiamo di potere giocare con chi amiamo vedendolo nella sua
ricchezza di essere tutto quello che noi vogliamo.
Gli riconosciamo, cioè, la possibilità di giocare con noi ed essere più
di una persona; di esserne dieci, cento, mille, perché abbiamo la
certezza che noi per lui (per lei) sappiamo trasformarci in dieci,
