19
Ipotizziamo “quello del maestro” e glielo faremo riporre nel primo
contenitore:
Anche lui dovrà scrivere “lei” (decide) e “lui“ (decide) e segnerà per
il contenitore del tempo lo spazio che preferisce.
Il gioco è già iniziato perché scaturito da un esercizio di fantasia di
situazioni che si vogliono condividere insieme.
E la fantasia si sa è un dono del nostro cervello, e non ha limiti,
specie se si è complici di chi si ama e se si sono abbattute le
barriere dell’ “io sono di me stessa” (stesso) e tu mi fai da aggiunto.
Raggiunto un discreto numero di giochi, si estrae: tale estrazione è
valida per il giorno dopo e i termini dettati dalla sorte andranno
rispettati. Il gioco dovrà avere la durata sorteggiata e il contenitore
del “decide” stabilirà chi lo guiderà.
Si passa quindi alla seconda fase del gioco: si ha il tempo (circa una
giornata appunto) per inventare quali sono le modalità e lo
svolgimento del gioco stesso: come se si dovesse scrivere il
canovaccio di una situazione da rappresentare davanti a noi stessi
e alla nostra partner, i cui dialoghi saranno suggeriti di comune
accordo.
La traccia da seguire è dettata dal secondo contenitore: ipotizziamo
che sia lei a dovere decidere nel gioco del medico: lei sarà il
medico, e lui l’ammalato.
Lei decide la specializzazione che vuole ricoprire, e lui si adatterà
ad essere un appropriato paziente. Lei deciderà anche chi dei due
sarà l’agente e chi il subente.
Facciamo un esempio: Lei è ortopedica, lui avrà una qualche
tendinite ( altro) nel posto che lui sceglie. Ipotizziamo che lui abbia
scelto l’anca; lei propone di essere passiva con un ammalato che ci
tenta.
Il gioco a questo punto spingerà lui ad inventare quelle situazioni
che potrebbero convincere un’ortopedica a “starci”.
I vantaggi che offre l’impegno-divertimento di fare vivere nel reale
questi due personaggi fittizi sono bifocali.
In primo luogo ci permettono di rimuovere dentro di noi dei desideri
assopiti; e questo con gli impegni del quotidiano diventa quasi una
