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Il sesso è la dimostrazione pratica e tangibile della complicità di
amare, perché e l’atto puro dell’animale che ama e che ha superato
i limiti posti dal proprio egoismo.
Resta inteso quindi che, qualsiasi sia il motivo per cui ci siamo legati
per amore ad una persona, con lei abbiamo costruito una coppia,
cioè abbiamo stabilito gli “accordi naturali del sì”, cioè quelli
spontanei, e non sanciti, “statuti animali” di convivenza che danno
la dolce sensazione di essere riuscite ad appartenere a qualcuno
oltre che a noi stesse. Ed è per questo motivo che, una volta
sbocciato Amore, ci siamo legati; e tutta la povertà dell’egoismo,
che fino ad allora aveva governato le nostre decisioni e le nostre
necessità, decade, e riconosciamo a lui il diritto di averci ogni qual
volta ci vuole, e in tutte le nostre dimensioni (animale, istintiva,
concettuale, sentimentale) perché ci pare (ed è) giusto riconoscerci
lo stesso diritto. Mentre prima da egoiste decidevamo se darci a
qualcuno o non darci (atto di concessione e di valutazione egoistica
di convenienza o sconvenienza) ora del nostro egoismo e del nostro
appartenerci resta solo questo: imparare ad affidarci affinché lui
impari ad affidarsi.
Questa è la sublimazione dell’animale che siamo, proprio perché
amiamo.
E se non avviene questo, vuol dire che uno dei due, in una coppia,
ha preteso di imporre l’amore che ha verso sé stesso sull’amore
che prova e che riceve da chi ama.
In questo caso non esiste la complicità, non ha motivo di esistere la
giocosità sessuale, e la stessa convivenza si ridurrebbe a pratica di
convenienza. Si convive con una persona a tempo determinato
finché non capiterà di meglio, e ci rivolgeremo ad un altro, e poi ad
un altro ancora; e forse all’infinito.
Attenzione però, in questo caso si passerà da convenienza in
convenienza, da amore egoistico ad altro amore egoistico,
mutando il partner senza mai potere sviluppare la propria totale
capacità di amare e di darsi.
