Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 57

tra XIII e XIV secolo”, 2000). Da allora il Feudo di Campo, costantemente per
secoli infeudato alla famiglia Spinola, fu un piccolo territorio del Sacro Romano
Impero attorniato dal dominio della Repubblica di Genova.
Nel 1485 il Feudo fu riconosciuto come baronia maggiore equivalente ad un
marchesato: da qui il titolo di marchesi col quale, specie dal Seicento all’
Ottocento, amarono rivestirsi gli Spinola di Campo nonché la corona marchionale
posta sullo stemma della Magnifica Comunità e dell’attuale Comune.
Prerogative e organizzazione del feudo campese -
La popolazione campese,
politicamente e giuridicamente indipendente da Genova e dai suoi signori, difese
sempre con accanimento la propria autonomia, nonostante la casata Spinola
cercasse in tutti i modi di scardinare le istituzioni cittadine, appropriandosi prima
del tessuto economico e, forte di tale potere, tentando la giurisdizione politico-
amministrativa, retta da un Consiglio della Magnifica Comunità che esprimeva il
potere esecutivo in una Giunta di “Agenti” (che variavano da cinque a otto) a capo
dei quali era un Decano o Sindaco.
Tutti gli uomini che avessero compiuto 25 anni avevano la capacità giuridica di
riunirsi in piazza o in uno degli oratori per eleggere a scrutinio segreto gli “Agenti”
che rispondevano del proprio agire direttamente al Consiglio Aulico Imperiale. A
fine Cinquecento il Parlamento sceglieva 45 nomi che venivano inseriti in un’urna
(“bussolo”) dalla quale erano estratti a sorte gli otto Agenti che amministravano le
finanze, riscuotevano le imposte (testatico e avarie), curavano la pubblica sanità,
controllavano i commerci (la “Piazza” e la “Loggia” erano porto franco ove
s’incontravano i mercanti della Riviera con quelli del Monferrato). Gli Agenti erano
affiancati da una trentina di “ministrali” che si occupavano di ogni incombenza
amministrativa pratica.
Dovendo sottomettersi al giuramento di fedeltà all’Imperatore e pagare il
“laudemio”, gli Spinola trovarono sempre difficoltà a realizzare il loro disegno di
totale sottomissione del feudo, per quanto le condizioni politiche dell’età moderna
avessero fortemente allontanato L’Impero degli Asburgo dai feudi imperiali
italiani, rendendo inevitabile la pressoché totale autonomia dei feudatari, che
tendevano a negare la natura feudale del bene e a trasformarlo in bene allodiale,
cioè in patrimonio personale, generalmente fondiario.
A Campo il feudatario aveva diritto di nomina del podestà che, con compiti anche
notarili, amministrava la giustizia; ma la Comunità campese, dotata di Statuti era
in grado di opporsi, anche sul piano giuridico, ai tentativi di sopraffazione o di
usurpazione del signore feudale (v. Franco P. Oliveri, “Il Feudo Imperiale di
Campo freddo nel sistema dei Feudi Imperiali Italiani del XVIII secolo”, 2004).
La popolazione del Feudo, stimabile in circa 400 abitanti a fine sec. XV, crebbe
rapidamente nei due secoli seguenti: 1130 abitanti nel 1633, ma già 1900 nel
1662 e 2800 abitanti nel Censimento del 1696 (v. in APCL). La popolazione crollò
a 1500 nel 1714 a causa dell’esodo di un migliaio di persone dopo le alluvioni del
1702-05. Nel 1786 era di 2245 abitanti. Costante fu l’aumento demografico del
Comune durante il sec. XIX, per la crescita esponenziale dell’industria tessile
cotoniera, sino a toccare i 4300 abitanti alla vigilia della Prima Guerra Mondiale.
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