Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 65

Durissimo fu l’inverno tra il 1747 e 1748: in Feudo si stava morendo di fame e di
freddo e moltissimi campesi cercarono di andarsene, trattenuti a stento dalle
minacce del conte di Soro. Nonostante le continue richieste di aiuto e di
protezione, i campesi capirono ben presto che, per le ragioni della politica
internazionale, a Milano e a Vienna poco importava del piccolo Feudo e che alla
fine della guerra si sarebbe aperto per loro uno spaventoso redde rationem con
Genova e i vari paesi vicini, angariati in ogni modo dalle truppe imperiali.
Come in effetti avvenne tra il 1749 e il 1751 ad opera del commissario
governativo genovese Gio Antonio Raggi che, mano violenta della vendetta,
amministrò una “giustizia” tutta di parte colpendo Campo con innumerevoli
imposizioni d’ordine finanziario ed economico, tanto da ridurre il Feudo in
condizioni pietose (v. P. Bottero, “La Guerra di Successione Austriaca in Valle
Stura. Documenti tratti dall’Archivio Comunale di Campo Ligure”, 2008-2011).
Da qui la necessità di far sentire forte la propria voce a Vienna, ove furono inviati i
Procuratori della Comunità, don Gio Antonio Lupi (1703-1757) negli anni
Cinquanta, l’avvocato don Francesco Maria Piana (1721-1777) negli anni
Settanta e don Giuseppe Maria Leone (1749-1805) ancora negli anni Novanta.
Controversie
- Domenico II (+ 1758) detto “il cacciatore”, forte dal potere che
aveva acquisito in Genova (ove fu anche Doge biennale nel 1750-52) stroncò con
la violenza ogni resistenza, giungendo anche nel 1744 ad essere il probabile
mandante dell’assassinio dell’Arciprete, don Francesco Danielli, che si era
schierato dalla parte della popolazione esasperata che lottava da tempo per
mantenersi nella proprietà delle comunaglie sulle quali si era gettata l’avidità degli
Spinola e di alcune famiglie di maggiorenti locali.
Lo Spinola continuò la politica fiscale del nonno, iniziata nel 1699, rifiutando
anch’egli di sottoporsi al pagamento delle tasse territoriali (o “avarie”) sui beni
allodiali, come faranno, del resto anche i suoi figli Cristoforo II e Filippo, sicché al
1797 (e a tutt’oggi) gli Spinola erano in debito con la Comunità di circa 110 mila
lire genovesi di tasse non pagate: una cifra enorme. Anche questo argomento,
così come quello riguardante il tentativo di usurpazione dei diritti di giurisdizione
furono problematiche sottoposte dal Procuratore della Comunità, l’avv. don
Francesco Maria Piana, all’esame del Consiglio Aulico Imperiale, tanto che,
insieme alle consimili questioni riguardanti San Remo, assunsero un carattere
internazionale nel momento in cui anche il governo francese nel 1754 intervenne
nel merito. Gli Spinola avevano troppi amici potenti a Vienna, in specie il principe
Colloredo, e la lite non andò a concludersi, nel mentre il 26 dicembre 1777 don
Piana moriva in Vienna. Le cose continuarono ad andare per le lunghe con
ulteriori ricorsi a Maria Teresa e al figlio Giuseppe II nel 1782, 1783, 1791, 1794.
Poi venne la “rivoluzione” e tutto un mondo finì.
Condizione socio-economica
- Il Settecento fu, tuttavia, un secolo prospero per
l’economia campese; la pace di Aquisgrana del 1748 favorì la ripresa: ferriere e
fucine producevano il ferro destinato all’edilizia e i chiodi per i cantieri navali; le
filature di seta erano in notevole attività; cartiere, conceria, fabbriche da tabacco,
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