Liguria: contrade, villaggi, paesi, città. Vol I - page 58

Nel secondo dopoguerra andò assestandosi poco sopra i 3000 abitanti.
La questione dei confini:
fu a lungo dibattuta e in epoche diverse e soprattutto
lo scontro avvenne con il feudatario del vicino castello di Masone, appartenente
alla Repubblica di Genova che, logicamente, aveva tutto l’interesse economico
(boschi, carbone di legna, pascoli) ad allargare il proprio territorio a danno del
vicino piccolo Feudo, sostanzialmente indifeso.
La storia della lotta per i confini è lunghissima, ma si può documentarla con molti
atti notarili, depositati e consultabili in ASGE. Si può partire da quello del 5
maggio 1183, notaio Guidone, per giungere a quello del notaio Pasquali del 22
dicembre 1275 ove senza mezzi termini si afferma che il confine è la “montata di
Stura fino al Giovo Piatto”, passando attraverso gli atti del 1208, 1218, 1217,
1224, 1252. Si può continuare per ulteriori documenti del 1282 e del 1289 e molti
altri atti ancora concernenti investiture e concessioni, specie ai signori di Masone
ove sono segnati chiaramente i confini del castello: la Masca (il monte detto poi
Bonicca, non l’omonimo rio), la strada del Dente (che si dipartiva dallo Stura e
saliva lungo il rio Bozzola ai Piani di Avrano) ed il torrente Stura sino alla sommità
dei Giovi (non solo il Giovo oggi detto del Turchino, ma il Giovo Piatto o colla del
Veleno). I vari “termini” di confine furono posti in tali precise zone nel 1526 dal
commissario della Repubblica di Genova, Lazagna, in pieno accordo con gli
Agenti della Comunità campese, con i feudatari Spinola.
Abbiamo a disposizione la ratifica in merito dello stesso Governo genovese in
data 26 giugno 1526 (notaio e cancelliere della Repubblica Gio Batta Ziino) ove si
legge chiaramente che i confini sono quelli già segnati nel 1317 da Zambellino de
Bonaldo, podestà di Genova e accettati anche dal feudatario di Masone,
Cattaneo della Volta, con atti dell’8 aprile 1354, notaio e cancelliere della
Repubblica Nicolò Beltrame, e successivi atti: “Masca, Strata Dentis, et Strata
Sturae usque in jugum” (v. in ASGE il “Liber Iurium Reipublicae Genuensis”,
pubblicato anche in “Historiae Patriae Monumenta”, Torino 1854, I).
Fino al 1547 i confini non furono mai mutati e mai ci fu disputa tra il Feudo e il
Comune o la Repubblica di Genova (v. G. B. Ottonello, “Notizie storiche sacre e
profane del castello e paese di Masone”, 1878). L’arrivo a Masone quale signore
del castello di Lazzaro Grimaldi Cebà (doge eletto di Genova nel 1597; morirà nel
1599) e la presenza a Campo di un debole signore, quale Gregorio Spinola
(indebitato proprio con il Grimaldi) diede il via negli ultimi vent’anni del sec. XVI
ad un espansionismo genovese in Valle a danno del Feudo campese, con
occupazione di pascoli, di boschi e con conseguenti bandite di pesca nei torrenti,
di caccia, di fienagione che scatenò gli animi portandoli al sangue.
Cinquecento e Seicento
-
Apparizione
- Durante il secolo XVI si inasprì,
dunque, il conflitto con il vicino feudo genovese di Masone per la questione dei
confini sud-occidentali, spostati continuamente verso nord e verso nord-est dal
feudatario genovese del vicino castello: numerosi furono gli scontri armati
alternati a trattative varie per giungere ad un accordo tra le parti, tra le quali
spicca un’improvvisa pace (per altro di breve durata) attribuita alla miracolosa
apparizione della Madonna sul monte Masca o Bonicca, un compascolo conteso
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